I Moruga ritratti da Nicola Cerea.
I Moruga ritratti da Nicola Cerea.

I MORUGA costringerebbero i morti a ballare con GALLARDO (Album)

Immaginate il magma vulcanico. Una massa incandescente al cui interno si muovono miscele di sostanze che a determinate condizioni si solidificano e diventano un tutt’uno. Ecco, è con la gagliardia che “Gallardo” dei bergamaschi Moruga esibisce un’identità musicale tanto variegata quanto attenta. Come se la dirompenza energica delle canzoni fosse direttamente proporzionale alla cura e al controllo della loro forza. A far da apripista è proprio “Hey!”. Mi piace pensare che quel punto esclamativo voglia non solo introdurre senza filtri alla botta di vigore che percorrerà i nervi e i muscoli di cui si compone l’intero l’album. Ma anche invitare i profani a stare in guardia. Perché se il groove tipico del funk salta subito all’orecchio, diretto e gioioso, in verità la stratificazione del brano e di tutto l’album è ben più densa e ricercata.

È con la gagliardia che “Gallardo” dei bergamaschi Moruga esibisce un’identità musicale tanto variegata quanto attenta.

Basta passare infatti alla seconda e terza traccia. “Sound of the Fall” e “Burning Man” si bagnano in acque più profonde, più cupe. La spinta della bracciata è decisamente più metal, senza però rappresentarne il genere. I riff delle chitarre dei Moruga sono infatti calibrati in modo da contaminare l’andamento ritmico e stilistico del brano. Da aperture vagamente grunge, si passa a un corpo metallico dai guizzi verdefunk. La voce si presta magnificamente al sound. Tanto da essere uno strumento caratterizzante brano per brano perché di ciascuno raccoglie e traduce l’energia.

“Foreward” è una potente e pulita mostra di virtuosismi della corda (vocale e strumentale). Dal sound post rock, s’impernia di battute puntuali e pesanti. Seguitano, queste, a definire quello che è un minuto e nove secondi di puro funk hardcore. “I don’t give a Funk” è l’unico featuring del disco che conta la partecipazione vocale di Hasma, cantante degli emiliani What A Funk. Il pezzo è adrenalina schizzata e concentrata che ben prepara il mood per lo stupendo crossover che è “Roboduck”, il mio pezzo preferito. Funk, grunge, psichedelia e follia. C’è qui tutta l’essenza della sperimentazione sonora e vocale dei Moruga.

Nella freschezza e nella grinta di “Gallardo” c’è passione da rendere incendiaria persino la voglia di ascoltare i Moruga dal vivo.

Si passa poi a “4 minutes of Hate” dove il basso la fa da padrone in un riff ipnotizzante che muove la testa a discapito della povera nuca che ne tiene il peso. Nota di merito a “Sweet Sound”, che porta “Gallardo” a sollevarsi verso il cielo. Dall’atmosfera quasi eterea, la voce riesce a catturare una delicatezza emozionante, laddove il basso e la chitarra lavorano il suono con poche, pochissime e dolci battute. E da qui, “Gallardo” riprende e si conclude con “Motorchina”, brano in cui l’elettricità della chitarra viaggia a frequenze rapide e tutte rock’n’ roll. Forse il brano più rock di tutto il disco, è però introdotto da “Intro”, un minuto strumentale che che lega il fertile terreno da cui divampa il fuoco del sound a quella sfumatura di un cielo che si era appena arrivati a sfiorare.

I Moruga hanno trascorso un anno abbondante chiusi nella loro sala prove ad assemblare le esperienze precedenti di ciascuno nelle rispettive band. Hanno sudato e trovato la giusta scintilla che rendesse il suono fluido, pregno di ricerca e degno di un’identità. Tutto questo si sente. Nella freschezza e nella grinta di “Gallardo” c’è passione da rendere incendiaria persino la voglia di ascoltarli dal vivo. Questo vale per me che sono un’amante dello scambio sensazionale dei live, di quelli da dove esci con le ossa rotte. Sono però convinta che anche per chi ami starsene seduto a battere il tempo sulle proprie cosce, i Moruga arriverebbero a far lasciare i segni dei colpi che si son battuti su quelle gambe che comunque non saprebbero star ferme. Scommettiamo?

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MORUGA

GALLARDO

19 ottobre 2018

Artist First | IndieBox Music

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