Emanuele Caldara (chitarre),Marco Giurintano (batterie) e Davide Bonaventura (bassi) i The Inside
Emanuele Caldara (chitarre),Marco Giurintano (batterie) e Davide Bonaventura (bassi) formano i The Inside

I THE INSIDE al loro esordio scommettono sulla commistione di hard rock e prog

L’album che la Valery Records ci presenta in questi giorni è il risultato di un lavoro di rifinitura e ricerca del suono cominciato nel 2005. Emanuele Caldara (chitarre) e Marco Giurintano (batterie) si sono conosciuti alla scuola di musica Lizard. Da allora hanno deciso di lavorare su idee musicali già scritte da Emanuele Caldara, definendone la struttura.

L’aggiunta del basso di Davide Bonaventura ne ha potenziato gli arrangiamenti. Il risultato di questa lunga ricerca è “The Inside”, un robusto album di 12 tracce, in cui le influenze hard rock, metal, e prog impreziosiscono senza snaturare una base di rock melodico dal tono suggestivo, malinconico ma positivo allo stesso tempo, come una giornata di pioggia in piena estate.

La propensione degli Inside per il prog si esprime perfettamente in “The Inside”

L’album si apre con “Timeless Truth”, il cui arpeggio sognante confluisce in un riff melodico ed energico, stemperato dalla malinconica introspezione del cantato. Si prosegue con “Thundering smoke”, forse la canzone più accessibile e orecchiabile dell’album, con una ritmica sostenuta che l’accompagna per tutta la durata e un cantato a due voci che si rincorrono. Il tono si indurisce invece con “Shadows”, il cui riff pienamente hard rock sfocia in un assolo melodico quanto tecnicamente curato.

“Dear Friend” e “Wild Heart” consolidano la commistione tra ritmiche graffianti e linee vocali melodiche. Sono interrotte dal primo pezzo strumentale, la cui struttura ne sottolinea il ruolo di cesura dell’album. Infatti “Vertigo” inizia melodica, con un gioco di chitarra che sembra suggerire agitazioni oniriche, leggere ma febbrili. Poi nella parte centrale, che fa blocco a sé, aumentano ritmo e decibel. La melodia torna nell’ultima parte della canzone, delineandone la simmetria.

Un disco d’esordio certamente interessante per i The Inside, uscito il 14 giugno 2019 per Valery Records

“Lost without you” e “Now don’t wait son” mantengono il tono più melodico rispetto a “Run Away”, il cui rock duro è addolcito dai cori a due voci del ritornello ma rinforzato da un riff che gioca sui cambi di ritmo, in un connubio qui particolarmente felice e ben calibrato. La propensione dei The Inside per il prog si esprime perfettamente nell’onirica “Fairy Blossom”, secondo e ultimo brano strumentale. Si caratterizza con vertiginosi crescendo di chitarra, che ricordano in parte qualche sperimentazione isolata degli In Flames (“Dialogue with the Stars”) o dei Candlemass (“Into the Unfathomed Tower”).

Le influenze hard rock, metal, e prog di “The Inside” impreziosiscono senza snaturare la base di rock melodico

Il tono si abbassa su “Whispers”, forse la canzone più debole dell’album. Le suggestioni hard rock/prog vengono messe da parte a favore di un sound troppo pop. Quindi ne risulta un ritornello privo dell’inventiva, equilibrio ed energia dei brani precedenti. Invece la traccia di chiusura, “Liquid Glass”, non ha di questi problemi. Il riff potente che la accompagna si sposa perfettamente con la linea vocale, struggente e melodica, creando un mood coerente e niente affatto banale. Anche il basso, qui messo più in evidenza, contribuisce a scurire il sound e renderlo più maturo, fino alla chiusura.

Un disco d’esordio certamente interessante per i The Inside, caratterizzato da uno stile personale e da una cura per il dettaglio che emerge grazie ai fraseggi della chitarra e alla varietà del tappeto ritmico. I risultati di un lavoro iniziato quasi quindici anni fa sicuramente interesserà i fan del soft rock e dell’alternative, in cerca di un approccio inusuale al genere.

 

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