Un particolare dell'artwork de “La dinamica degli addii” dei Di Viola Minimale.

DI VIOLA MINIMALE e la potenza sonora de LA DINAMICA DEGLI ADDII (Album)

Hanno un ché degli albori dei Verdena. E già per questo mi piacciono. Sto parlando dei Di Viola Minimale, band ragusana che suona rock alternativo. Parola, quest’ultima, sempre meno chiara. Cosa peraltro di cui mi domando sia un bene. Poco importa: i Di Viola Minimale suonano bene, sono poetici e sembra non posseggano età. Perché pur suonando da una quindicina d’anni, con “La Dinamica degli Addii”, quarto dei lavori in studio, i Di Viola Minimale hanno sigillato la freschezza e la loro potenza sonora. Non è facile essere – o rimanere – se stessi. Loro però ci riescono. Posseggono una vena d’ispirazione che sembra pura. Un’ispirazione che di certo esiste, che è preparata e tutt’altro che semplice.

I Di Viola Minimale hanno sigillato la freschezza e la loro potenza sonora con “La Dinamica degli Addii”.

Autoprodotto, “La Dinamica degli Addii” è uscito lo scorso 8 Dicembre. Perfetto per quest’inverno ormai inoltrato. Perché è come una finestra che si affaccia sul tempo, sulla memoria sensoriale e intellettiva. È emozionale e coinvolgente. Dura poco, ma non va di fretta. È caldo, poi. Ma del calore che trapassa le goccioline di pioggia sui vetri appannati. Leggero e sostanzioso.
Sei brani che, uno dopo l’altro, dipingono forme astratte che sfiorano l’etere, tanto sono sottili.
Due chitarre, un basso, voce e batteria. Per poco più di un quarto d’ora, questi elementi costruiscono e smontano il loro stesso equilibrio. Non che si noti. Ed è qui la bellezza: come le sfocature dei frame, nessuna canzone si lascia acciuffare. Semplicemente. Non si può che seguirle, ed è solo un piacere.

“Anamnesi” apre il disco con la chitarra in reverse. Si intuisce subito che sarà lei la regina della scacchiera, imprevedibile sugo d’inchiostro. Assieme al basso, puntuale e intenso, di Salvo Pepi e all’arpeggio di Giulio di Salvo, il graffio dell’ariosa voce di Davide Cusumano incrocia le linee della sincronia delle bacchette dirette dalla batteria di Andrea Sciacca. Da qui, il passaggio a “I Campi delle Imperfezioni” avviene morbido, sebbene inaspettato. Brano agrodolce, ha un andamento irregolare. Come vivesse sulla lama del rasoio, ha le chitarre a decidere quali possibilità direzionali possa prendere la voce. Oppure è al contrario? Lasciandolo irrisolto, il risultato non cambia.
Più cupa e ritmica, “Torneremo a Vivere” mette in staffetta basso e chitarra. Se il primo è padrone della prima metà, nella seconda, è per le chitarre che il brano invigorisce la sua indole punk rock.

“La dinamica degli Addii”, è il nodo del disco omonimo, il brano dal volume più spesso del lavoro dei Di Viola Minimale.

“La dinamica degli Addii”, omonima, è il nodo del disco, il brano dal volume più spesso. Vuole la primavera, la canta, ma non la vive. Il calore di questo pezzo è asciutto, rovente. Forse, ha già bruciato i capelli che si immaginano stesi su un verde prato. Un verde immaginario che si fa liquido man mano che il pezzo procede, con la voce a farsi più ovattata, più distante, come fosse sott’acqua. Notevole la sezione ritmica che vuole il basso, stavolta, a muovere l’ambiente.
“Trappola”, subito dopo, arriva sconvolgere tutto. 1 minuto e 13 secondi di espressione ed espressionismo lasciati a un sentimento quasi schizofrenico. Somiglia a una fisima.
“Realmente Noi” chiude la finestra. Lo fa lentamente, quasi fosse lei a chiudersi da sé.

È una dinamica quella del disco, ed è proprio quella degli addii. Funziona tanto da riempire gli occhi delle visioni di cui s’è fatta esperienza durante l’ascolto. Come se non contasse davvero che la finestra resti o meno aperta. L’aria, i suoi odori, i ricordi, i frammenti e i residui che porta con sé sono ormai parte del respiro. E allora “La Dinamica degli Addii” diventa un titolo/concetto che si fa riascoltare per capirlo più a fondo.
Con questo disco, i Di Viola Minimale non hanno sigillato la sola freschezza e potenza del loro talento. I Di Viola Minimale hanno creato una tavolozza di colori trasparenti che non vogliono stratificazioni. Si incrociano, si salutano, si scontrano, si annusano. Ma non si fissano. Allora, li rincorri perché vuoi respirarli. Li scomponi perché te ne appropri. Sono colori anche tuoi. È una dinamica «verde matematico». Fa quasi male e solo perché è bella.

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DI VIOLA MINIMALE

LA DINAMICA DEGLI ADII

8 dicembre 2018

Autoprodotto

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