Effenberg in una foto promozionale.
Effenberg in una foto promozionale.

IL CIELO ERA UN CORPO COPERTO di EFFENBERG è un viaggio nei ricordi

Tuffarsi negli abissi del passato, un’evasione dal presente, dalla quotidianità, alla ricerca di pensieri ed emozioni quasi dimenticate. Questo è “Il cielo era un corpo coperto”, il nuovo album del cantautore toscano Effenberg. Un disco che si caratterizza in varietà sonore, atmosfere surreali e temi esistenziali. Dopo l’esordio nel 2017 con l’album “Elefanti per cena”, Effenberg torna con “Il cielo era un corpo coperto”. Dieci brani che raccontano il percorso vissuto dal cantautore, attimi di malinconia e sprazzi di gioia. “Uccellino” è il brano con il quale Effenberg apre l’album e con il quale decide di lasciarsi andare, come un flusso di coscienza, nei meandri della propria interiorità.

Mondi diversi, quello reale e quello utopico, che si intrecciano e si rincorrono. È la bellezza dell’amore a colorare le note di “Lucciole”, reso ancora più luminoso dalla presenza dei fiati suonati da Giuseppe Nannini. Un bisogno di libertà, una fuga dalle proprie timidezze è quello che nasconde “Sul mare”, dove a prendere posto nei pensieri del cantautore è di nuovo l’amore, con i suoi piccoli e inaspettati gesti. Visionaria è, invece, l’atmosfera in “Altre cose degli abissi”. Brano dedicato alla pittrice lucchese Beatrice La Visionaria, scomparsa prematuramente nel novembre del 2017. La title track “Il cielo era un corpo coperto”, conclude il viaggio percorso dall’artista, nel suo mondo senza tempo e denso di ricordi.

Effenberg torna con “Il cielo era un corpo coperto”. Dieci brani che raccontano il percorso vissuto dal cantautore, attimi di malinconia e sprazzi di gioia.

“Il cielo era un corpo coperto”, a livello musicale propone un sound variegato, che si colora di effetti elettronici e di voci femminili – quella della cantautrice peruviana Llámame Fe e di Rahmna Hafsi – senza dimenticare gli strumenti a fiato. Un suono che a tratti richiama la musica leggera italiana – come nel brano “Quello che voglio” – e a tratti sonorità più contemporanee. Un sogno utopico, quello di Effenberg, che oscilla tra malinconia e felicità, attimi vissuti ed altri perduti che tornano nei più bei pensieri, nella bellezza dei gesti semplici, nelle piccole cose. Un viaggio nel passato, nel ragazzo che è stato, nell’amore, nel mare e nel tempo bruciato.

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