Il disco si apre con “The Journey”. Il brano presenta ovviamente una forte componente celtica, data per lo più dall’uso della ghironda e dei fiati, ma sono le chitarre e la voce che danno uno spunto di modernità al brano. Gli overdrive non sono mai eccessivamente alti e la voce segue, specialmente nei ritornelli dei temi melodici decisamente moderni considerato il contesto. Segue “Eolo”, che presenta un tema decisamente più “punk” e ricercato nei riff di chitarra. Il pezzo rimane abbastanza scorrevole, sul suo quattro quarti, senza improvvise variazioni.
Quattro tracce che sanno proiettare la musica tradizionale nell’era moderna, senza mai snaturarla
È un peccato che il viaggio dei Corte di Lunas sia già a metà con “Star of a county down”. Il terzo brano torna più sul classico. La batteria che lavora tanto su rullante e charleston chiuso crea la classica atmosfera medievale da “piazza”. La melodia anche assume la tipica line da cantastorie ed è sempre il leggero overdrive dell’assolo finale che ci ricorda che questo gruppo ha sempre qualche sorpresa. L’EP si chiude con “Lady Of The Lake”. L’atmosfera si fa più scura e le luci si abbassano. Quella che può essere considerata la vera ballata del disco incede incessante verso la fine, chiudendo così il breve lavoro della band.
Album più che apprezzabile e forse anche eccessivamente corto. I Corte di Lunas certamente sanno ciò che fanno e a cosa vanno incontro. Un genere che in questo ultimo periodo sta prendendo sempre più il largo e si sta facendo spazio nel mondo della musica il loro. Nel caso specifico, sono riusciti a dar voce a più elementi senza mai snaturarne nessuno, mantenendo la purezza della musica tradizionale e la grinta del rock, passando anche un messaggio culturale apprezzabile, che riporta l’ascoltatore con i piedi per terra, ma la testa altrove.