Immaginiamo i grandi brani della storia del rock riproposti in una chiave tra il country e il punk. Immaginiamo il distorsore e i cowbell, può esistere cosa più bella? Cow-Punk lo chiamano loro, e non esiste una descrizione migliore.
Partiamo dall’unico brani inedito del disco, “Sole”. Di base un brano folk-punk dalle ritmiche incalzanti e coi violini in bella mostra. Di base il brano è interessante, forse passa un po’ in secondo piano in un disco di cover molto ben riuscite, ma comunque è un bel brano. Magari meritava di essere messo in un disco di soli inediti.
“WoodCock”, le grandi cover del rock riarrangiate perfettamente dagli Iron Mais
Le cover vanno dai classici del rock come “Jump” e “Smoke on the Water” fino “Come Out and Play” o “Thriller”. Una bella selezione di musica che, per assurdo, si adatta perfettamente al Cow-Punk degli Iron Mais. Bisogna subito dire che queste “nuove” versioni dei brani sono piuttosto fedeli agli originali. Gli Iron Mais aggiungono un po’ di country e un po’ di sguaiata allegria, ma di base il brano originale è ovviamente riconoscibile.
Sicuramente un bel lavoro di “riscrittura”. I brani sono molto curati, non siamo davanti la classica cover, gli Iron Mais hanno riscritto i brani alla propria maniera. Altro punto a favore della band è questa cura nei dettagli e negli arrangiamenti che valorizzano il loro genere e danno carattere a brani che di carattere ne hanno già da vendere.
Gli Iron Mais hanno avuto una bella idea e l’hanno sviluppata nel migliore dei modi con “WoodCock”
Diciamo che i brani proposti sono tutti molto interessanti, forse i più riusciti (ma senza screditare il resto) sono quelli paradossalmente più difficili da riarrangiare. Brani come “The Final Countdown” o “Whole Lotta Love” hanno davvero un sound irresistibile, al pari dell’originale oserei dire. “WoodCock” è un gran bel disco. L’idea di base è molto buona e il lavoro fatto sui brani proposti è di gran qualità.
La prima pecca del disco (volendo proprio essere pignoli) è l’idea del brano inedito che, per quanto interessante, sembra passare un po’ inosservato tra i pezzi proposti. Andrebbe forse valorizzato di più. La seconda pecca è una leggera ripetitività negli intermezzi strumentali dei brani. Alcune parti del brano, quelle senza voce o senza temi particolari, tendono ad essere tutte molto simili. Il genere non aiuta in questo, ma comunque il disco nel complesso si ascolta con gran piacere.
Gli Iron Mais hanno avuto una bella idea e l’hanno sviluppata nel migliore dei modi, nonostante i due piccoli problemi di cui sopra. Ottima anche la scelta dei brani che resta abbastanza variegata e dimostra il grande talento di questa band nel fare proprie anche sonorità completamente agli opposti. L’ascolto di “WoodCock” è molto consigliato. Fidatevi, dopo la prima riproduzione amerete questi brani nella loro nuova veste (forse) più degli originali.