I Jumpscare mirano, con il loro debut album, a destare dal torpore le menti e le anime delle persone
La linearità dei testi ci porta in sentieri sdrucciolevoli, attraverso forme di protesta verso il mondo che ci circonda, e il sistema che vorrebbe omologarci. Un grido battagliero, quello dei partenopei Jumpscare, già intuibile dal titolo dell’album, che mira a destare dal torpore le menti e le anime delle persone. La potente title track è un concentrato di energia, che racchiude tutto il concetto espresso nell’album, tra growl e pelli maltrattate dal batterista Graziano Ciccarelli. “Earth Decay” si apre con un bel riff di chitarra, subito accompagnato da basso e batteria a precedere l’ingresso in scena del frontman del gruppo. I Jumpscare continuano il racconto sul decadimento del nostro pianeta, sempre a loro modo, sempre a mille all’ora, e lo fanno sempre con maestria internazionale. “Falling Tears” è meno tirata, con un ritmo più consono alla riflessione contenuta in essa, senza mai disdegnare o abbandonare la ruvidezza e la potenza.
Don’t Close Your Eyes lascia intravedere un grande potenziale di band, al di là dei singoli
Si riparte a razzo con “Mate Feed Kill Repeat” e “Paralyzed”, in cui i Jumpscare danno fondo a tutte le energie disponibili, in pieno metal. “Seventh Circle” e “Sickness” chiudono questo interessantissimo “Don’t Close Your Eyes”, in cui si intravede un grande potenziale di band, al di là dei singoli. I Jumpscare hanno saputo mettere a frutto l’esperienza fatta negli anni precedenti, sia a livello di EP, che di live, dimostrando un gran senso d’unione. Il risultato è un album tosto, ben eseguito, godibile già dal primo ascolto, in cui non si esagera nulla, ma si fa tutto per bene. Ad iniziare dal missaggio, dalla masterizzazione e produzione delle parti orchestrali, tutto eseguito da Tommaso Monticelli dei Genus Ordinis Dei nel Sonitus Studio di Crema.