Il metal degli Hellcowboys è sociale perché impreca contro ogni conservatorismo e corruzione
In questo nuovo progetto firmato da Cristiano Iacovazzo, Andrea Valentino, Stefano Ferramola e Alessandro Di Filippo, le influenze southern si assottigliano tantissimo rispetto al precedente “Hellcowboys”. Attraverso la scelta dei titoli, che richiamano vecchi classici del thrash metal, e spunti letterari e quasi mitologici dei testi, la band ha impachettato un disco di grande impatto energico. Se il battesimo del gruppo richiama i Pantera, “Injustice for all” evoca i Metallica. In “Psychosis” si scontrano, tra groove indiavolati e riff infuocati, due sfumature molto distanti di thrash. Quelle più nordiche dei Metallica e quello del sud dei Pantera si mischiano a livello concettuale e sonoro.
“Mondo Bastardo” è il pianeta che gli Hellcowboys dipingono con il pennello del thrash metal
È un metal sociale quello degli Hellcowboys, che impreca contro ogni conservatorismo e corruzione. Una menzione speciale va fatta per “Head up!”, splendida dedica a uno degli eroi della mafia italiana, Paolo Borsellino. Il tema della giustizia sociale contro ogni sfruttamento capitalista si leva da “Immeritocracy”. Anche “Injustice for all”, in una curiosa alternanza di italiano/inglese nella lirica, si colloca nella contestazione delle esigenti richieste della nostra epoca. Sotto le pieghe ingombranti di un suono che si mostra respingente e pungente, gli Hellcowboys intessono con l’amore autentico di artigiani i loro riff, seguendo la difficile via del rock classico. Bisogna solo aver pazienza di seguire le tessiture melodiche e ritmiche che gli Hellcowboys dipanano in un flusso che rischia di sfociare in hardcore.