Il chitarrista greco Constantine Kotzamanise.
Il chitarrista greco Constantine Kotzamanise.

CONSTANTINE ci stupisce con otto brani di intenso heavy metal in AFTERMATH

Dopo quasi 7 anni dall’ultimo lavoro discografico, esce oggi il secondo album solista per l’ateniese Constantine, dal titolo “Aftermath” per la Rockshots Records. Otto brani di intenso heavy metal, che mettono in risalto la grande capacità del greco di strapazzare a dovere la sua chitarra, senza mai risparmiarsi. Non male anche la capacità delle corde vocali degli importanti ospiti, che alternano lo scream al growl con assoluta naturalezza, conferendo ai brani un’aura death. A parte la traccia d’apertura di “Aftermath”, ovvero “Bushido”, che è strumentale, il resto dei brani è cantato, come ovvio sia, nella lingua dell’heavy, in inglese. La traccia che segue l’opening è “Hellfire Club”, in cui i pedali della batteria vanno che è una meraviglia, e dove incontriamo il primo featuring. Si tratta del cantante svedese Bjorn ”Speed” Strid, della melodic death metal band Soilwork, che affianca Constantine per una collaborazione da pelle d’oca, di livello.

L’artista greco si avvale di importanti ospiti che non risparmiano la voce, alternando scream e growl

Si prosegue con “Press On Regardless”, una delle migliori trace del disco, in cui la featuring è con il tedesco Ralf Scheepers dei Primal Fear. Una canzone più melodica rispetto a tante altre di “Aftermath”, in cui il talento cristallino di Constantine si fonde con l’esperienza decennale di Ralf Scheepers. “Another Day” è più hard rock che metal, e si avvale della splendida voce di Apollo Papathanasio, singer greco-svedese dei Firewind, e degli Evil Masquerade. La malinconica e melodica “Holding On ‘Til The End” (feat. Chris Clancy) lascia il posto alla più dura “Deliver Us” (di nuovo con Apollo Papathanasio). In questa traccia troviamo un assolo di chitarra di Constantine da urlo, incredibilmente emozionante, in cui la sua anima viene issata su una colonna greca. Il disco scorre via fluido, è un susseguirsi di sensazioni che lasciano senza fiato con continui volteggi tra le note che ne scaturiscono.

Questo album ruba l’anima dell’ascoltatore per farla vorticare insieme alle note delle canzoni

Constantine è nato e cresciuto ad Atene, in Grecia. Da adolescente è cresciuto musicalmente con gruppi come Iron Maiden, Metallica, Megadeth, Judas Priest ed Exodus. I frutti di questi ascolti già furono evidenti nel precedente album del 2010, “Shredcore”, ma ancor più limpidi e cristallini in questo “Aftermath”. Con maestri del calibro di Joe Satriani, Steve Vai, Marty Friedman e Michael Romeo, non poteva che affinare la sua tecnica fino a renderla unica. Ecco, allora, che prendono vita brani di livello assoluto, capaci di rubare l’anima dell’ascoltatore per farla vorticare insieme alle note delle canzoni, quasi a purificarsi. Insomma, fino alla catarsi, che nella religione della Grecia classica, è il rito magico della purificazione, inteso a mondare il corpo e l’anima dalle contaminazioni. “Elegy” (feat. Bill Manthos) e “War and Pain” (con Schirmer) chiudono un lavoro ottimo, di grande impatto, aggressivo e melodico al contempo, che vi stupirà.

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