La perdita del padre, nel 2016, ha generato in Ane Brun un forte turbamento e un blocco compositivo
In pochissimo tempo l’artista realizza quasi tutti i brani di questi album, che inizialmente dovevano costituire un doppio disco, ma che infine saranno due distinti. Oggi ci vogliamo concentrare sul primo dei dischi appena presentati, quello dal sapore più ottimista. “After The Great Storm”, costituito da nove brani intensi. La vena trip-hop della cantante norvegese è lampante, e la si assapora già dalla traccia d’apertura, “Honey”, che ci trascina con il suo groove emotivo. I pensieri più intimi a volte possono anche diventare visibili, palesandosi apertamente al mondo tutto intorno, così come avviene nella title track, seconda traccia dell’album. “After The Great Storm” tratta l’angoscia e la sofferenza nella disperazione con la delicatezza di chi le sa prendere e trasformare in un nuovo inizio. L’apertura di questo disco è emotivamente coinvolgente e ci rapisce fin da subito, un sound avvolgente, quasi etereo, che ci trasporta in confortevoli sentieri ovattati.
L’amore di Ane Brun per la musica trip-hop ed elettronica trova il suo meraviglioso riscontro in questo disco
La tragica perdita del padre sembra l’ispirazione per il commovente pezzo “Fingerprints”, che con la meravigliosa interpretazione di Ane Brun, ci fa scendere qualche lacrima. “We Need A Mother” è l’indignazione fatta canzone, il grido di disperazione verso l’incuria nel trattare la nostra “madre” Terra, la nostra innata capacità d’autodistruzione. “Feeling Like I Wanna Cry”, sul rapporto dell’uomo con l’ambiente, l’emotiva “Don’t Run And Hide”, “The Waiting”, “Crumbs” e “Take Old Of Me” completano l’album. Sarà stato anche un grandissimo sforzo, per Ane Brun, lavorare a due dischi dopo un periodo così duro, però il risultato è un’opera meravigliosamente bella.