Non solo Davide Luca Civaschi ne firma la produzione ed Edda una straordinaria partecipazione. Il disco è anche vincitore del bando SIAE “Per chi crea”, concorso dedicato alle opere prime. Ed è proprio “Ho la febbre”, il brano in featuring con Edda, il singolo estratto che ha anticipato l’uscita del disco e messo Filippo Pax alla regia. Numero tre della tracklist, il pezzo fornisce una panoramica piuttosto radicale del sound del gruppo. Un sound inconfondibilmente indie rock, di quello penetrante e ben suonato, cristallino e vibrante, mai lineare eppure beatamente massivo.
Viadellironia, progetto già noto nella provincia bresciana, aveva già convinto Cesareo dopo l’ascolto del primo EP
Quella di “Radici sul soffitto” è infatti un’architettura sonora che rimanda a un cantautorato sciolto tra sezioni ritmiche magnetiche e corde suonate a treccia. Tensione volteggiante e leggerezza perforante. Queste, le dieci le tracce che vanno a scomporre i frattali dell’esistenza, a verniciare paesaggi che non hanno cornici e di cui pure si raccontano le trame. Forti, le eco anni ’90 di gruppi che di certo hanno ispirato e magari unito voce e chitarra di Maria Mirani con quella di Greta Frera, il basso di Giada Lembo e le pelli di Marialaura Savoldi.
Penso agli Afterhours, ma anche a certe melodie punk pop che trasformano l’elettrico in qualcosa di più etereo, più sottile. Bellissime poi, certe segnaletiche sonore che conducono a Elliott Smith. Come in “Figli della Storia”, a chiusura del disco. Ad ogni modo, ascoltando le diverse aperture melodiche e sonore di “Radici sul Soffitto”– mentre ci si trova a battere i piedi a tempo di tamburo, a muovere il capo al ritmo della corda, a sentire ed ascoltarne le parole – se ne cava una straordinaria coesione creativa, una viva forza esecutiva e un raffinato estro comunicativo. Questo, di Viadellironia, mi pare certo e “Radici sul Soffitto” canta chiaro.