Velocità, alternanza ritmica, compattezza e sinergia sono gli elementi che effettivamente caratterizzano il genere e che “Damage S.F.P.” restituisce limpidamente. La carica energetica è da subito dispiegata con l’apripista “Ride”. Pezzo serrato e furioso, introduce il violento picchiare le pelli della più intensa e oscura “Death of Innocence”. Brano questo, assieme a “Ode of Sorrow”, “Tragedy” e la conclusiva “Burst of Rage” in cui le diverse declinazioni death, heavy metal e doom sono più accentuate e ben assorbite nell’energia voluminosa e aggressiva che possiede il sound dei Damage S.F.P. A dividere l’album, un dolce arpeggio malinconico che è “Insomnium”.
Scritto nei ’90, “Damage S.F.P.” è un album energico, curato e piuttosto attuale, che bene si inserisce nella contemporaneità del panorama Thrash.
L’headbanging scatenato è continuo, ma modulato dalle diverse emozioni che le canzoni riescono a suscitare. Laddove più intense e oscure nel sound, si percepisce – ho percepito – una certa monotonia nell’utilizzo della voce del cantante Jarkko Nikkilä. Una voce potente, graffiante, compatta che però non risulta incisiva abbastanza in alcuni momenti. Al contrario, il basso di Antti Remes e la batteria di Tero Lipsonen sono impeccabili. Forse, le colonne portanti di “Damge S.F.P.” Sia chiaro: la qualità è più che buona sotto tutti gli aspetti e per tutti gli strumenti impiegati. La produzione ha certamente il suo peso in tal senso. Fatto sta che “Damage S.F.P.” dei Damage S.F.P. è un esordio storico a tutti gli effetti e di cui si è contenti. Certamente promettente e felicemente capace di essere apprezzato, oggi che il buio del thrash metal ha ritrovato la sua luce.