Una differenza, subito, salta all’orecchio quando ci si approccia ad “Attese, Vol.1”. Le sonorità dei quattro brani sono marcatamente ricche di malinconia ed anche i contesti che evocano sono differenti. Una poetica, quella di Lucia Manca, che ritorna a manifestarsi in maniera ipnotica e suadente. Un fil rouge quello delle attese che tutti possono condividere. Nella vita, sia in positivo sia in negativo, si tende al futuro con la speranza di ciò che accadrà. Il futuro e il percorso di ogni individuo è costellato da accadimenti più o meno prevedibili.
Una poetica, quella di Lucia Manca, che ritorna a manifestarsi in maniera ipnotica e suadente in “Attese, Vol.1”
Per la giovane donna e l’artista Lucia Manca, scrivere le canzoni di “Attese, Vol.1” ha significato aprire la mente e allungare lo sguardo ad una sensazione a cui non si è più abituati: fermarsi e aspettare. Potrà sembrare una perdita di tempo, eppure è nei momenti di calma piatta che si analizzano, meglio, i gesti ripetitivi della quotidianità; come il consumarsi di una sigaretta o il sentire il proprio respiro. L’EP e i suoi brani non sono nati con l’obiettivo prestabilito di analizzare un unico tema. Il continuum dovuto al concetto di attesa è scaturito dal fluire della scrittura della cantautrice stessa.
“Respirare” è il verbo di una donna libera che sa prendersi ciò che desidera con consapevolezza, ma soprattutto senza paure. Una canzone che inquadra un momento di ricerca del piacere che ogni donna gestisce e carica dei significati che ritiene più giusti. Forse, ne “Le sere al porto”, Lucia Manca svela a tutti qual è il luogo per eccellenza dove ci si può isolare e farsi trasportare dalle onde del mare, per poi ritornare alla propria vita e mantenere le aspettative create dagli altri e da noi stessi.