“Marefermo” di Simone Lalli è la colonna sonora dell’eterna domanda sul movimento
“Marefermo” è il disco che apre la carriera di Simone Lalli lasciando alle spalle il suo precedente nome d’arte. Un nuovo inizio profondamente determinato che gli permette di affondare il piede nel terreno della musica elettronica sperimentale italiana. In particolare, egli, si riconosce nel campo dell’IDM (Intelligent Dance Music). Il disco, composto di quattro tracce, colpisce immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore. Le sonorità sono crude, definite, lontane da quel mondo che è la musica tonale. Le architetture si sviluppano secondo una logica frenetica ora in altezza ed ora in profondità. I timbri, tipicamente analogici, ci fanno perdere quella ben nota distinzione tra suono e rumore che troppo spesso siamo soliti applicare alla musica contemporanea. I riverberi definiscono lo spazio ideale; una drum aggressiva si impone come soggetto indiscusso della scena.
“Marefermo” di Simone Lalli è un biglietto per un mondo alternativo dove regna la logica delle forme pure
“Marefermo” è la colonna sonora dell’eterna domanda sul movimento. Una rivisitazione del concetto di stasis come siamo soliti intenderla nel suo significato genuinamente ellenistico. Infatti così come indica l’assenza di movimento, la parola stasis prende anche il significato di “conflitto”. Mi piace pensare che Simone Lalli abbia voluto rappresentare un’immagine di questo eterno concetto che percorre la storia del pensiero e delle culture. Cosa possiamo immaginare dal titolo “Marefermo” se non un perfetto ossimoro di questo significato? Chi di noi può provare ad immaginare l’arrestarsi dei flutti e delle correnti di quel corpo che, per natura, non si sottrae mai al movimento? E proprio in contrasto con questo i suoni pulsanti del disco non ci raccontano altro che azione e frenesia. Insomma “Marefermo” è un prodotto che racchiude dentro di se molti simboli ed immaginari interessanti. Un EP che stimola la fantasia a vagare nei dintorni di mondi possibili.