Come abbiamo detto “DGF” è il frutto di una collaborazione tra due progetti di musica elettronica italiani. MATA è un trio attivo dal 2015 composto da Alessandro Bracalente, Mauro Mezzabotta ed Emanuele Sagripanti. Dall’altra parte abbiamo moraljetlag che altro non è che l’ultimo progetto solista del produttore e polistrumentista Manuel “Kopf” Coccia. Il loro incontro nasce dalla volontà di rendere fruttuoso il periodo del lock-down. Non potendosi confrontare in studio i quattro artisti hanno scelto di utilizzare un archivio digitale in cui depositare piccoli frammenti delle loro composizioni per poi a loro volta pescarne di nuovi e dare vita a nuovo materiale. Un modo molto interessante di sfruttare le potenzialità della tecnologia.
“DGF” è il frutto della collaborazione tra MATA e moraljetlag, un EP sperimentale nel segno della glitch music
“DGF” è un EP completamente estraneo al mondo della tonalità e dell’armonia. Piuttosto un’esperienza musicale che ci insegna a cambiare il punto di vista da cui ci poniamo come ascoltatori. I cinque brani che si succedono racchiudono un universo in cui il rumore scalza il suono, lo vince, gettandoci in una condizione nuova e spaesante. La sperimentazione è sovrana in ogni angolo di questo spazio le cui strutture ci rimandano allo stile glitch e all’approccio sound art. MATA e moraljetlag hanno un modo quasi strutturalista di concepire la musica, in cui pochi elementi fondamentali si sviluppano in forme e architetture complesse. È proprio su questo tipo di movimenti che è necessario direzionare il proprio ascolto.
Prima di tirare le somme dobbiamo però risolvere quell’argomento che era rimasto in sospeso, ovvero il concept del disco. Le tracce di “DGF”, così come il titolo del disco, rappresentano diverse combinazioni di queste lettere. Il gioco sta nell’associare ad ognuna di queste triplette di lettere le tre cose più desiderabili durante il periodo del lock-down. MATA e moraljetlag ci propongono tre liste di oggetti che possono essere mescolati e ritrovati tra le lettere di ogni brano. Ma come ci dicono loro stessi non abbiamo nessuna restrizione e possiamo associare qualsiasi parola purché rispettiamo l’acronimo. Così il testimone della creatività passa dalle mani degli artisti a quelle degli ascoltatori che per ogni brano sono chiamati a scegliere il loro personale significato.