Una combo che, al solo nominarla, funziona già. Senza snaturare l’anima del quintetto pordenonese, Paolo Baldini ha elaborato una versione deliziosamente fluida e godibilissima di “Large”. Si tratta di autenticità di sapori: come “Large”, anche “Large Dub” è stato realizzato in presa diretta.
Senza snaturare l’anima del quintetto pordenonese, Paolo Baldini ha elaborato una versione deliziosamente fluida e godibilissima di “Large”.
Ho ascoltato “Large Dub” diverse volte e ogni volta ho visto il reggae dei Mellow Mood colare, liscio e suadente, dentro un tessuto elastico e spesso. Perfettamente aderente, fa tutto il mood del disco. Incantevole, letteralmente spaziale. Paolo Baldini d’altro canto è forse il massimo esponente di dubmastering in Italia.
“Dub Files”, il suo solo project, è una prova più che autorevole a riguardo.
Lavorando già nei live dei Mellow Mood, con “Large Dub” il maestro del sound non ha fatto che fissare su disco l’esperienza che talento e inclinazione producono, non solo nelle post produzioni, ma anche nei live.
L’impressione che “Large Dub” alimenta è infatti quella di un live and direct ed è questo l’aspetto che dà un certo carattere a tutto il disco. L’ascolto gode dell’accorto lavoro di missaggio e di effetti. Si gode dei bassi risonanti, delle eco e dei ritardi. Istinto, freschezza e sapiente controllo sono gli ingredienti di “Large Dub”.
Elementi che, tradotti, si rintracciano anche nell’artwork della cover. Realizzata dal collage artist Dewey Saunders, tra cui figurano Chronixx e Anderson Paak – per capirci– l’opera è una versione diversa della cover di “Large”, realizzata dallo stesso collettivo. Ad impreziosire la fruibilità del disco e la fame dei curiosi, i Mellow Mood hanno caricato sul loro canale YouTube un video che “racconta” l’esecuzione del disco. “Mellow Mood meets Paolo Baldini“: evviva!