Fabio Zuffanti ritratto da Giulia Ferrando.
Fabio Zuffanti secondo Giulia Ferrando.

L’autenticità della sperimentazione di “In/Out”, il nuovo disco di FABIO ZUFFANTI

Inspirare ed espirare. Tirare dentro per buttare fuori. È la respirazione, il processo biochimico indispensabile alla vita. Un’azione tanto preziosa quanto scontata, addirittura trascurabile per la sua automaticità. Ebbene, è a partire dal pensiero rivolto a questo moto che mi inoltro nel racconto di “In/Out”, il nuovo album del musicista e scrittore genovese Fabio Zuffanti. Uscito il 5 Aprile per AMS record, “In/Out” rappresenta la sintesi perfetta che avviene quando l’esperienza si combina all’esperibilità. Sembra scontato, ma non lo è. Attivo dal ’94 come bassista dei Finisterre, Fabio Zuffanti è stato sempre un militante della sperimentazione. In particolare, di quell’azione musicale che dalla fine dei ’60 ha smembrato il concetto di canzone e fatto del genere rock un concetto più complesso. Sì: stiamo parlando del Prog. Questa, infatti, è l’area in cui Fabio Zuffanti ha costruito l’esperienza di cui sopra.

Uscito il 5 Aprile per AMS record, “In/Out” rappresenta la sintesi perfetta che avviene quando l’esperienza si combina all’esperibilità.

La Maschera di Cera, gli Höstsonaten, i già citati Finisterre sono solo alcuni dei progetti a base prog che vedono Fabio Zuffanti impegnato in prima linea. Non solo, ovviamente. Fabio Zuffanti è uno sperimentatore, non ha mai smesso di interrogare il senso della ricerca del suono. Già all’avvio della sua carriera di solista, iniziata nel 2007, l’esplorazione non ha guardato che al contemporaneo. Da qui, la creazione di una commistione tra un peculiare songwriting e una già esperita elettronica condita con psichedelico post rock. “In/Out” segue questa scia.  In nove tracce, si respira, leggiadra, la contaminazione dei generi a braccetto con l’evoluzione della scrittura della musica. In sostanza, “In/Out” è un disco in cui la convivenza tra tradizione e progresso è reale e felice, ma non scontata.

Non è un caso, mi vien da pensare, che l’apripista si chiami “Ascoltate attentamente perché sono cambiate le nostre opzioni”. Sembra un’intenzione meta-testuale e direi che riesce a fungere precisamente in tal senso: se, ad esempio, il brano smaschera da subito la riverenza di Fabio Zuffanti nei confronti di quel grande esploratore che è Franco Battiato, pure riesce a porre l’orecchio su un piano d’ascolto “stratificato”. Sull’approccio battianesco, molto si deve alla voce, affidata in “In/Out” al cantautore Fabio Cinti – e impressionante è la similarità tonale e stilistica vocale col maestro siciliano –  ma occorre davvero che si ascolti attentamente perché la ricerca, tutta, è in profondità. Strato per strato si gode dei violini, suonati nel disco da Nicola Manzan dei Bologna Violenta,  degli effetti allucinogeni e alienanti del manipolatore Livio Magnini, chitarra dei Bluvertigo e corrente atmosferica in “In/Out”.

Strato per strato si gode dei violini mescolati all’elettronica, degli effetti allucinogeni e alienanti di tastiere e vocoder, delle molteplici correnti atmosferiche.

Avvalendosi di illustri collaboratori – Paolo Tixi alle pelli e alla ballerina ritmica e Giovanni Pastorino alle corde bianco nere – Fabio Zuffanti ha dato un colpo di classe alla sua sperimentazione. Persino l’artwork della cover porta la firma di un grande polistrumentista italiano, ovvero quella di Enrico Gabrielli (ex Afterhours, attuale Calibro 35). Questo, per dire che Fabio Zuffanti ha fatto centro: dentro “In/Out”  è la musica la vera musa e protagonista. Come il mago Prospero, la sua vena compositiva è capace di far danzare anche i testi, profondi e vulnerabili, secondo i respiri della sua bacchetta. A noi, non resta che godere di questo potente, soave spettacolo.

 

In/Out by AMS Records

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