Per iniziare a scrivere di “Alaska”, il primo full lenght album di Umberto Ti., ho dovuto saccheggiare l’archivio memoriale dedicato ai cantautori italiani della tradizione e dell’ultima generazione, ma non solo. Ho anche riascoltato Beck e rispolverato un poco una chiave di lettura meteoropatica dei testi, quelli di Umberto Ti. inevitabilmente malinconica, un po’ alla Elliott Smith.
Perché i nove brani che compongono “Alaska” hanno la forma delle camerette. Quelle stanze della memoria in cui Umberto Ti. sembra mettere in moto un riconoscimento di sé, come autore e come attore della vita. Rispetto a “Cielo Incerto”, “Alaska” è più dolce, corposo e meglio confezionato nella metrica vocale rispetto alla composizione. Tanto da ricordarmi, seppur en passant, la struttura melodica dei pezzi di Max Pezzali.
Al centro di “Alaska” c’è il passato. Tutto gravita intorno alla retrospettiva. Musicalmente parlando, la genuinità della melodia, classicamente pop rock, risulta felicemente non banale, seppure neanche originale. È musica per un viaggio quieto e solitario, in cui ai lunghi rettilinei seguono, ogni tanto, delle curve leggere che sono come passaggi filtrati da semplici ma efficacissimi bridge.
Siamo in macchina. “Kids” apre il disco. Subito ci si rende conto che si avrà la calma di guidare con lentezza. Si avrà tempo per pensare a quando facevamo l’amore e ricordarlo con rinnovata commozione. A seguire, “Bugie”, la mia preferita. È un brano dal ritmo cadenzato come le gocce di una pioggia continua, avvolge la guida con le chitarre in slide che aprono a un’atmosfera privata e sofferta.
“Alaska” è caldo come il posto a sedere accanto ad un camino acceso.
Con “Principianti” si cambia marcia. Non c’è nessuno per strada, e si vuole accelerare per stare al passo con l’elettricità della chitarra che conferisce al brano un colore più deciso, ma che sempre resta sfumato in una dolcezza di fondo che più caratterizza la vocalità di Umberto Ti.
“Non Importa” e “Domenica” sono l’ampia curva sotto il sole del cantautorato più collaudato. Più antico nella prima, nella seconda c’è un riverbero dell’ultimo Antonello Venditti. Si torna dritti e in allegria si mette la quinta con “Alaska”, brano omonimo e spensierato nella melodia. “Isolati” tiene il polso a un riff più graffiante, leggermente più cupo ma sempre leggero.
“Solo un uomo” fa battere le dita sul volante, mentre si arriva alla curva del “Motel”, brano di chiusura che avvolge il viaggio dentro l’autenticità del pop rock che l’ha guidato. Un poco alla Negrita, questo brano è quello che più dà giustizia alla vocalità di Umberto Ti. e, forse, alla sua ispirazione.
In sostanza Umberto Ti. del freddo ha raccontato l’origine, perché “Alaska” freddo non è. Piuttosto, è un corollario della ricerca intimista del senso che possiede la forma canzone. Pulito nel suono, avvolgente nelle atmosfere e secolare nel trattare il dilemma delle relazioni, “Alaska” è caldo come il posto a sedere accanto ad un camino acceso.
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UMBERTO TI.
ALASKA
28 settembre 2018
Tikka Music | New Model Label
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