Aspic Boulevard in una foto promozionale
Aspic Boulevard in una foto promozionale

ASPIC BOULEVARD: “Amiamo i contrasti e spesso cerchiamo accostamenti intriganti”

Diamo il benvenuto agli Aspic Boulevard, che oggi ci terranno compagnia parlandoci del loro nuovo disco “Memory Recall of a Replicant Dream” pubblicato per Blow Up Records. Allora ragazzi come va? State comodi? Da dove ci state rispondendo?

Ciao. Grazie per l’opportunità, siamo lieti di potervi parlare del nostro progetto! Questi mesi, trascorsi dall’uscita dell’album, sono stati abbastanza intensi e incentrati sulla promozione: comunicati stampa, interviste, etc. Attualmente siamo in Sicilia, impegnati nella realizzazione del videoclip per il nostro brano “Kubernetikós”.

Prima di iniziare perché non ci raccontate qualche aneddoto imbarazzante, meglio se inedito, sulla vostra carriera musicale?

Suonare ad una festa privata, accontentando le richieste musicali più assurde! È capitato un capodanno di tanto tempo fa, quando eravamo ancora alle prime armi.

Aspic Boulevard è un duo composto da Marco e Alessandro Barrano, fratelli nella vita e nella musica. Come nasce l‘idea per questo progetto?

Essendo cresciuti insieme, condividendo artisticamente varie esperienze ed obiettivi, è stato per noi abbastanza naturale dar vita al progetto Aspic Boulevard. L’idea è quella di convergere nell’elaborazione di un linguaggio espressivo – sia sonoro, che visual – in cui ognuno di noi contribuisce con le proprie capacità, dando il meglio di sé.

Quanto hanno influito le vostre radici siciliane sul vostro percorso musicale?

Tanto. Una delle caratteristiche principali della nostra isola è la molteplicità di influenze culturali che si sono avvicendate nel corso dei secoli, e che hanno intessuto una grande ricchezza di atmosfere e colori. Non parliamo quindi di frammenti dimenticati nel tempo, ma di elementi fulgidi e vitali: il DNA del nostro sentire. Le nostre radici siciliane sono molto evidenti, ad esempio, in brani come “Akragas”, “Kubernetikós” e nella scelta di utilizzare, per gli arrangiamenti dell’album, anche strumenti della tradizione mediterranea.

Parliamo un po’ del vostro nuovo disco “Memory Recall of a Replicant Dream”, da dove nasce l’idea per questo disco? Qual’è il significato racchiuso nel titolo?

Il nostro album di debutto è nato spontaneamente, da una visione musicale condivisa. Il motore trainante è la voglia di sperimentare artisticamente a 360 gradi, in maniera schietta, ma anche naïf, con entusiasmo, ma senza futili ambizioni. Il titolo è chiaramente ispirato alla fantascienza classica, di cui siamo grandi appassionati. Ma il significato va comunque oltre; rievoca i nostri ricordi, anche quelli più lontani, che si distinguono appena visivamente e che spesso sono ormai delle personali sensazioni. Ed è in questi frangenti che incidiamo il nostro vissuto. Ogni ascoltatore può, tuttavia, interpretare il titolo dell’album nel modo che gli è più congeniale.

Ciò che contraddistingue il vostro duo è la raffinata ricerca timbrica che si nasconde dietro ogni singolo suono: l’utilizzo di strumentazione analogica, nastri magnetici e macchine sonore fatte in casa. Ma quali sono stati effettivamente i processi timbrici che hanno portato alla realizzazione di “Memory Recall of a Replicant Dream”?

Per valorizzare al meglio le melodie e le strutture compositive ci piace sperimentare tutte le tecniche possibili. Siamo costantemente alla ricerca di timbriche che corrispondano a determinati canoni estetici, quanto più vicini alla nostra sensibilità, al nostro gusto, in linea con lo spirito del brano. Principalmente, amiamo utilizzare strumenti musicali vintage, perché sono come delle “macchine del tempo”, raccontano una storia. Altro aspetto rilevante per il nostro sound è la costruzione di dispositivi sonori fatti in casa o la possibilità di intervenire su degli oggetti elettronici preesistenti, modificandoli con la tecnica del circuit bending. Il bending è un po’ come esplorare l’ignoto, giungere all’interno segnale audio, sovvertire le teorie, creare interconnessioni “non previste” per dar vita a timbriche impossibili da ottenere in altri modi. Musicalmente amiamo anche i contrasti e, per questo, spesso cerchiamo accostamenti intriganti, che possano divenire ingranaggi del nostro meccanismo espressivo.

Qual’è il vostro rapporto con la materia sonora che vi lega alla scuola francese della Musique Concrète?

Amiamo alcune metodologie e peculiarità della Musique Concrète, ad esempio l’utilizzo sperimentale del magnetofono, le potenzialità del collage come forma compositiva. Inoltre, cogliere l’imprevedibilità o la particolarità di un ambiente sonoro è molto interessante. Ci piace considerare tutti i suoni, anche quelli della natura o quelli che comunemente sono chiamati rumori, come utili ai fini espressivi di un’opera. Tutto questo, cerchiamo di portarlo all’interno di un contesto pop-rock, per colorare un arrangiamento o per dar vita a delle texture multidimensionali.

Quali sono stati i brani e gli artisti che più di tutti hanno influenzato il vostro percorso creativo?

Data la varietà dei nostri ascolti, le influenze sono parecchie: da Johann Sebastian Bach a Beck, da Kurt Weill a Kurt Cobain, da Barry Gray a Barry White, dai The Rokes ai Rockets, dagli Area agli Air, da Henry Mancini a Jimmy Destri, e tanti altri.

Propositi per il futuro?

Abbiamo già del materiale da sviluppare, e non vediamo l’ora di tornare in studio per lavorare ad un secondo album. In futuro sarebbe interessante poter realizzare anche sonorizzazioni e musiche per film. Inoltre, appena sarà nuovamente possibile suonare dal vivo, ci piacerebbe fare dei concerti, magari in luoghi simbolo dell’archeoastronomia.

Ringrazio gli Aspic Boulevard per essere stati con noi e averci rivelato i segreti di “Memory Recall of a Replicant Dream”. Ma prima di chiudere vorrei lasciarvi le ultime righe per fare un saluto a tutti coloro che vi seguono.

Grazie a te e alla redazione di Music.it! Un abbraccio a tutti coloro che hanno apprezzato il nostro album. Cogliamo l’occasione per invitare all’ascolto di “Memory Recall of a Replicant Dream”, chiunque abbia voglia salire a bordo, verso nuovi mondi.

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