I Renanera sono una band lucana che, oltre Unaderosa, vede come protagonisti i polistrumentisti Antonio Deodati, Massimo Catalano e i poliedrici percussionisti Pierpaolo Grezzi e Nicola Calvano. Una band che indaga e spazia i propri orizzonti: in “Vento di terra, vento di mare” non esistono limiti, ma solo l’unicità espressiva dei singoli strumenti, il colore di ogni ricercato suono. La dabouka egiziana, il cajon spagnolo, il bohdran irlandese, la cornamusa scozzese, il saz baglama armeno e la ciaramella lucana, solo per citarli alcuni. Un album multietnico con il preciso intento di creare o almeno sognare un mondo diverso, senza confini; il mare è l’attore principale, unisce e riduce le distanze tra i popoli e le culture.
I Renanera con Vittorio De Scalzi realizzano “Vento di terra, vento di mare”, un disco variegato, un canto di gioia, l’unione con l’Altro.
Un vento leggero apre l’album, l’inconfondibile voce di Vittorio De Scalzi fa il resto; la title track è la porta di accesso a questo mondo dalle tinte gioiose e a tratti melanconiche. È nel secondo brano, “Stagiuin”, che inizia la danza, dal ritmo incessante ed ipnotico, un’energia insolita che si ripresenta anche in “Hatta mammona”. Un disco di brani inediti, ma anche dei grandi successi dei New Trolls riarrangiati in chiave etnica come “Faccia di Cane”, “Quella carezza della sera” e “Una miniera”; quest’ultima vede la collaborazione artistica con Lino Vairetti degli Osanna.
A rendere il disco ancor più unico è “Creûza de mä-Na strada miezzo o mare”, il ricordo di Vittorio De Scalzi della collaborazione con Fabrizio De André, cantata in genovese e in napoletano. Il dramma delle migrazioni, l’assenza di speranza si alterna con il ricordo delle piccole emozioni dai sorrisi velati. I dieci brani che concorrono a creare l’intenso lavoro dei Renanera con Vittorio De Scalzi rappresentano un viaggio multisensoriale. Viaggio raccontato attraverso un plurilinguismo che insiste nel sottolineare l’identità, ineguagliabile, di ciascuna cultura. Terre lontane che si incontrano nel girotondo di “Vento di terra, vento di mare” che, come narra la canzone, «a furia di soffiare, tutti i colori fa mischiare».