Benvenuti VOLOSUMARTE su Music.it! Prima di portarci su Marte…vi andrebbe di raccontare a brucia pelo un aneddoto divertente e imbarazzante che vi è capitato durante il vostro percorso artistico?
Durante le riprese del Videoclip del singolo “Mia Madre Dice Che Sono Pazza”, eravamo al Parco degli Acquedotti a Roma per girare la prima scena del corto in cui sono legata al tronco di un albero in minigonna e con delle décolleté rosse. Ho iniziato ad accorgermi che la gente che passava per fare jogging, incuriosita da quella visione, si fermava a fotografare. Ho sentito un tizio al telefono dire in romanesco al proprio interlocutore “Ao nun puoi capí. Ce sta una legata a n’arbero. La gente è proprio matta.” Un secondo dopo credo io sia finita nella sua storia di Instagram. In quel momento Francesco e il Direttore della Fotografia Leonardo Kurtz si erano allontanati e io mi trovavo da sola, imbavagliata. Cercavo di ridere con gli occhi per far capire che era tutto ok. Ogni volta che ripensiamo a quel momento surreale ci viene da sorridere.
Martina e Francesco, sono Mappe pluridirezionali le vostre: dalla Sicilia e dalla Puglia ma uniti a Roma e in direzione Marte, come siete arrivati sul pianeta?
Per guardare il Mondo dallo spazio nella sua totalità e ritrovarci tutti mano nella mano sulla stessa astronave bellissima. Marte è il pianeta su cui si proiettano le fantasie dell’uomo, ma anche quel luogo terribilmente inospitale che potrebbe farci ricordare da dove veniamo risvegliando un legame atavico con la Terra.
Il progetto nasce dall’esigenza di ricreare un universo nuovo, raccontateci questo mondo utopico.
Chi di noi non sogna un mondo libero, unito, privo di barriere sociali ed economiche, rabbia e odio, ma al contempo si rende conto che è un sogno difficile da realizzare? Neanche la pandemia è riuscita a cambiarci umanamente e non siamo sicuri – purtroppo – di essere in grado di compiere un salto in avanti. L’utopia nasce da questa dialettica costante tra chi siamo in quanto collettività e chi vorremmo diventare.
Come avviene tra di voi il processo di creazione di un brano?
Solitamente partiamo da una mia mia idea melodica, una frase o un testo che poi andiamo a vestire musicalmente. Ultimamente però ho proposto a Francesco di invertire la rotta e darmi lui una sua composizione, qualcosa di completamente lontano da me per provare io successivamente a riempirlo di testo.
Nel mese di novembre è uscito “Schiavi del Sesso”. Un messaggio importante che si scaglia contro la rape culture e il sistema patriarcale che oggettivizza e saccheggia il corpo della donna ripetutamente. Ci spiegate la scelta del titolo e il legame con i delicati temi trattati?
Il titolo punta il dito contro chi è schiavo di un impulso sessuale così tanto da mancare di rispetto all’altro. Per “l’altro” intendo sia chi riceve una molestia diretta, come avviene per i commenti inopportuni che noi ragazze riceviamo spesso anche solo passeggiando per strada – oppure una vittima indiretta, come una partner ad esempio, nel caso di un tradimento.
Il video di “Schiavi del Sesso” è fortemente simbolico, inquadrature asimmetriche, uova che si rompono, labbra che si muovono, celebri quadri e una donna con una carica visiva potente. Che valore hanno questi simboli?
Parto dall’ultimo archetipo che hai citato ovvero quello della Cariatide, la divinità rossa dipinta da Modigliani, a cui diamo vita nel corto. La Cariatide è l’archetipo primordiale della Madre Terra, una figura primitiva, forte, divina, da cui prende forma lo stile pittorico di Amedeo Modigliani. È attraverso la divinità che le uova riescono a raggiungere la Galleria d’arte, materializzandosi grazie ad un bambino. Il bambino, l’uovo e la divinità creano un triangolo fortemente evocativo in cui notiamo l’innocenza di un’età pura, ancora in grado di entrare in contatto con la dimensione del divino e pertanto l’unica in grado di cambiare le cose e aprire le porte verso una società rinnovata. Ecco che l’uovo nell’ultima parte del video racchiude il valore giudaico-cristiano di resurrezione e rinascita a differenza della prima parte del corto in cui simboleggia il sessismo, l’ovulo da fecondare.
Martina, in che modo vivi il tuo corpo di donna all’interno di un ambiente che, per quanto artistico e libero è comunque figlio di un preciso contesto socio-culturale?
Ho percepito solo una volta e di recente, una sensazione che mi ha davvero angosciata. Eravamo io e Francesco – non posso dirti il contesto ovviamente – ma il nostro interlocutore credeva che io all’interno del progetto fossi la “Cantante”, la bella faccia da esporre in vetrina e non l’artista, colei che crea, solo perché accanto a me c’era un uomo e dunque non potevano nascere da me delle canzoni. Tutte le volte in cui ripenso a quel momento, avverto un senso d’angoscia ed imbarazzo nei confronti dell’ignoranza che permea le nostre vite. Spero veramente che le cose cambino.
Francesco tu invece in che modo riesci a sensibilizzare con questo aspetto che ti passa vicino ma non ti riguarda in prima persona?
Penso sia fondamentale prendere posizione e stimolare la propria coscienza critica. Dal mio punto di vista ho molta preoccupazione rispetto al futuro della società, rispetto alla direzione che sta intraprendendo. Si tratta di un imbarbarimento che spesso si manifesta in una rabbia, in una violenza che andrebbe punita in maniera netta, ma che è ancora difficile da contrastare perché non abbiamo ancora i mezzi giusti per intervenire sui nuovi mezzi di comunicazione. Martina con i suoi testi pone una visione femminile e femminista del mondo che condivido, ho un background familiare che mi ha abbastanza educato, essendo mia madre un’attivista degli anni ’70, ma credo anche che non sia solo un discorso di genere. Il mio augurio è che non ci sia più la necessità di prendere le parti, di parlare ancora di genere o del ruolo in qualche maniera discriminatorio che lede o non riconosce l’identità delle persone.
Tornando alle cose belle, ci svelate qualche progetto futuro?
Non possiamo svelarti nulla, ma ti promettiamo che vi porteremo ancora su Marte.
VOLOSUMARTE È stato un piacere! Non possiamo che aspettarvi, alla prossima!
Grazie mille a voi. Un caro saluto a tutti i lettori e lettrici di Music.it.