“Windows” dei Silent Call non sembra un punto, bensì una virgola
Con “Greed”, il loro penultimo album uscito nel 2015, i Silent Call avevano semplicemente confermato una tendenza compositiva stabilizzatasi nell’arco di 25 anni di condivisione. Gli spleen melodici che risuonavano in quel disco rimandano piuttosto alle vibrazioni negative e profonde degli Opeth. Da questo punto di vista “Windows” risulta un lavoro completamente diverso, quasi un voltare pagina rispetto ai precedenti. Al momento della chiusura, invece di mettere un punto, i Silent Call mettono una virgola. Strano canto del cigno quello che hanno voluto farci ascoltare i Silent Call. Le linee melodiche si fanno barocche e le sfumature power-metal si sovrappongono a intuizioni folk.
Con “Windows” i Silent Call abbandonano la scena musicale dopo un contributo di quasi 30 anni
Il concept si snoda attraverso due vocalizzazioni molto diverse che trovano la sintesi nelle uniche corde vocali vibranti della band: quelle di Göran Nyström. La narrazione da “Faceless” a “Eye of Destruction” sembra inerpicarsi verso note sempre più acute. Eppure il frontman nelle prime traccie rilascia un canto profondo e baritonale che si dileguerà fino alla fine. Le sfumature folk si riassorbono e anche quelle melodiche à la Epica si dileguano, per lasciare posto al vento dei Dream Theaer – dei tempi d’oro. Con “Windows” è un addio sentito, che vuole lasciare il segno. Li ringraziamo per la loro energia, per la loro potenza, per la loro musica.