Si fondono tradizioni di geografie latino-americane, sin dal primo brano dell’album “Canjerê”. Si prosegue verso il funky di “Preparação para a Morte”, con ritmi elettronici. La voce calda e piena di Luzia ci accompagna durante questo viaggio al sapore di sud, attraversando confini fisici e musicali, in un risultato completamente eterogeneo ma coerente.
sin dal primo brano dell’album “Canjerê” di Luzia si fondono tradizioni di geografie latino-americane
L’esordio della cantante, originaria di São Paulo, risale al 2011. “Canjerê” è la seconda opera di Luzia che si muove tra nuove interpretazioni di brani inediti scritti da artisti come Paulo Neto, Saulo Duarte, Danilo Moraes e Bruno Capinan, e riletture di brani già noti come “Sorvete”, di Caetano Veloso e “Iluminada” di Roberto Mendes e Jorge Portugal. Un taglio dalle molteplici facce, attribuito all’album grazie alla produzione di Lucas Santtana, che ha permesso la sperimentazione tra il binomio acustico-elettronico e quello tradizione-innovazione.
Del resto, la stessa MPB, o música popular brasileira, non ha avuto la pretesa di rimanere confinata in un unico genere. Invece, ha raccolto le sue personali connotazioni spaziando tra la musica leggera e lasciandola libera di contaminarsi. L’anima della tradizione popolare brasiliana si compone infatti di tre cuori pulsanti: quello bianco portoghese, quello nero africano e quello indio della terra. Un meticciato culturale che ha dato vita a un’esperienza musicale ricca di sfaccettature e diversità in quanto particolarità, o, parafrasando l’artista, che ci ha uniti nel nome di un unico linguaggio. Siamo uguali a tutto il mondo, anche con cuori diversi, trapiantati di corpo in terra, e viceversa.