“Mrs Courtesy” è il primo singolo estratto dall’album. Sonorità folk guidano l’ascolto verso un regno musicale distante dal panorama italiano. Distese americane, posti desolati potrebbero essere lo sfondo migliore per ascoltare questo album. L’idea originaria del genere folk, di un sound popolare, torna alla mente. La musica come forma comunicativa massima e con forte coinvolgimento del pubblico.
Pit Coccato, che sia più rock o più folk, in ogni caso fa musica per passione e non per tendenze
Nemmeno a farlo apposta, il video del secondo estratto dell’album, “Curtain call”, è girato in ampi spazi aperti, dove la natura diventa la protagonista principale. “Curtain call”, ovvero chiamata in scena, chiamata alla ribalta, sperimenta il concetto di morte e lo fa azzardando, creando un video molto concettuale. Erika Errante, la regista del videoclip, immerge Pit Coccato in un’atmosfera desolata e desolante. Il colore nero, i dati, la falce richiamano all’iconografia della morte.
Pit Coccato ha conosciuto la musica esibendosi in piccoli club irlandesi e la dimensione intima, il parlare in modo diretto al pubblico, delineano lo stile del suo album: “What I need”. Così grandi tematiche, di dominio popolare, arricchiscono le sue canzoni che seppur in inglese, riescono nell’intento di raccontare una storia con semplicità.
Dimenticavi, quindi, grandi impalcature musicali. Nell’album Pit Coccato premia e sottolinea la chitarra più di ogni altro strumento. Così, non è un caso, che il titolo del suo primo prodotto musicale, spetti al singolo “What I need” in collaborazione con Carmelo Pipitone, vincitore 2009 del premio Insound “miglior chitarrista acustico” e artista che vanta collaborazioni con Lucio Dalla, Franco Battiato, Enrico Ruggieri e molti altri.
“What I Need” unisce l’anima rock e l’anima folk di Pit Coccato
Ogni traccia è una storia a sé ma inserita in un unico grande libro. “Under the rain on the other side of the street”: questo è l’incipit del singolo che dà il nome all’album. La chitarra dolce e arpeggiata accompagna la voce di Pit Coccato riuscendo nell’intento di creare una dimensione narrativa e suggestiva. Solo dopo 2 secondi di silenzio, una pausa che sa quasi di riflessione, arrivano altri strumenti a stravolgere il pezzo. “What I need” è una canzone particolare dove testo e base strumentale trovano una particolare armonia contrastante.
Questo album unisce l’anima rock e l’anima folk di Pit Coccato. Personalmente sento maggiormente riuscita l’anima popolare, da cantastorie, la chitarra e la voce più di ogni altro stravolgimento musicale. Pit Coccato, che sia più rock o più folk, in ogni caso fa musica per passione e non per tendenze. Come esordio ha sicuramente il pregio di non imitare nessun principe musicale del momento e di cercare un proprio regno personale.
Tazza di tè o caffè alla mano, questo è sicuramente un album da ascoltare seduti o sdraiati sul divano per potersi immaginare oltre una stanza e spingersi verso luoghi, momenti che ci appaiano lontani dove la musica era il mezzo migliore per fare di un gruppo una comunità. Non ci resta, però, che vivere Pit Coccato nella sua dimensione preferita: l’esibizione live. Si spera il prima possibile.