“Dark Metropolis” è un lavoro veramente strano e particolare. Etichettare un album come originale è ormai impossibile. E poi l’originalità è una caratteristica tanto sopravvalutata. Come per la bellezza, è un termine di cui la critica ha abusato talmente tanto da svuotarlo di senso. Per quel che riguarda la musica, poi, si è smesso di essere creativi nel senso letterale tanti anni fa. Quasi trenta. Non è sul lato dell’originalità che i Karmic Link riescono a destare l’attenzione.
Neanche il titolo brilla di originalità. Per cui “Dark Metropolis” si prospetta come il classico album metal, servito in salsa vintage. E invece no. La classica “Phantom of the opera” è trasfigurata in chiave elettronica in “Random Phantom”. Dagli ultimi anni ’80 non è più un accostamento impossibile. Ma sarebbe un classico e banale nu metal a quel punto. I Karmic Link osano felicemente. Synth e dischi, chitarra e basso si fanno apprezzare anche grazie a un improbabile scream in perfetto stile epico.
“Dark Metropolis” dei Karmic Link è un disco liquido, che scivola via come olio.
Sarà il frutto della solida esperienza che si portano dietro i membri della band. Prima di costituirsi nei Karmic Link, Stathis Kassios, Evan Hensley e Kim Kimbo Gustavsson hanno compiuto la loro gavetta musicale. Ad essere missate sono le calde sonorità del Mediterraneo, quelle fredde della Scandinavia e gli elaborati bit del progressive statunitense. In “Dark Metropolis” risuonano anche influenze provenienti dal pop psichedelico dei Depeche Mode e dal rock oscuro dei Muse.
La formula scelta dai Karmic Link si rivela fluida. I groove di batteria a volte sono parenti dal black metal e a volte sono elegantemente estrapolate dal blues. I riff di chitarra costruiscono barocchi bridge dai toni progressive. Il basso spesso si maschera da wave elettronica, per cui risulta riconoscibilissimo rispetto alla cassa, con la quale è impossibile confonderlo. La voce alterna scream, growl a tonalità power.
“Dark Metropolis” è un disco liquido, che scivola via come olio. La nota particolare, da considerare come la firma dei Karmic Link, è la consequenzialità delle tracce. Lo sperimentalismo tutto sonoro della band si realizza in una voragine di movimento accelerante e decelerante. I toni puliti di ogni strumento vengono sistematicamente sporcati per transitare in timbri diversi. Le orecchie inciampano in una spirale di suoni perché ammaliate da questi.
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KARMIC LINK
DARK METROPOLIS
19 ottobre 2018
Rockshots Records
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