“Queer Beauties” è un disco che prende forma dopo più di dieci anni passati all’estero, tra Edimburgo ed il Regno Unito. Ed è proprio in un ambiente anglosassone che Serena Brindisi, in arte Lyre, ha scelto di fare della musica la sua occupazione principale. La scelta di scrivere in lingua inglese è una decisione giunta naturalmente dopo aver riconosciuto le sue radici nel songwriting britannico. “Queer Beauties” è un disco che vuole spaziare oltre i confini nazionali, spirato dai colossi della musica elettronica come Radiohead, Massive Attack ma anche Depeche Mode. La produzione è stata poi orchestrata dal produttore Giuliano Pascoe che ha conferito ai brani quel notevole senso di discordanza e conflittualità.
Lyre ci parla di “Queer Beauties”: «Una voce scura e irriverente, severa e tagliente, necessariamente distruttiva che si imponesse e portasse avanti il proprio universo ossessivo, come sacerdotessa spietata di un rito antico , necessario»
La proposta di Lyre è indubbiamente audace e non di facile ascolto. A partire dal primo brano “Embers” si coglie l’importanza che l’artista ha voluto dare all’uso di armonie dissonanti. “Mirrors” invece è un brano che esprime a pieno la distanza tra l’uso della voce, elemento protagonista, e il background ritmico e armonico che fa da sfondo alla scena. Nell’insieme i brani suonano molto definiti e puliti, si capisce che alle spalle di questa produzione vi è un lavoro professionale e studiato. Volendo esprimere un mio personale giudizio, in alcuni brani ho trovato le linee vocali eccessivamente presenti e dissonanti. Credo che la formula di Lyre sia decisamente originale ma in cerca ancora di un baricentro. Consiglio a tutti di ascoltare “Queer Beauties” disponibile su tutti i maggiori servizi di streaming.