Uno scatto tratto dal video ufficiale del singolo "La Lumaca"
Uno scatto tratto dal video ufficiale del singolo "La Lumaca"

DEFOLK: ” La nostra Lumaca piace tanto ai bambini per le sue parolacce”

Ciao Vincent, benvenuto su Music.it. Non amando troppo gli schemi, iniziamo questa intervista chiedendoti di raccontarci un simpatico aneddoto riguardante la tua carriera.

Avevo 24 o 25 anni quando sono andato a lavorare in campagna. Dopo una settimana difficile – perché lavorare in campagna è veramente difficile – era giunto il momento della paga. Il contadino fa l’appello, e quando è il mio turno dice sinceramente: «Vedi, apprezzo il tuo impegno. Ma fai un favore a tutti, in campagna vienici solo il lunedì di Pasquetta». Credo sia stato l’input per scrivere “La Lumaca”. Infatti questa storia è la fine della seconda strofa. È tutto vero!

Sei produttore, compositore e musicista da almeno vent’anni. Ora in arte ti conosciamo come Defolk. Ci racconti da cosa deriva questo nome?

Mi diverte giocare con le parole e avevo bisogno di distinguere la mia produzione strumentale, che è anche quella che in qualche modo mi ha caratterizzato in questi anni, dal mio progetto cantautorale. Almeno a livello discografico, perché cantautore in fondo lo sono sempre stato. Defolk nasce da un’addizione di elementi: la voglia di resettarmi da un lato, default, e le mie radici folk, dall’altro.

“Bisolare” è il tuo album d’esordio, uscito poco più di un anno fa con la tua giovane etichetta MaiOhm Records. Cosa è cambiato, nella tua vita, da quel release day del 27 ottobre 2017?

Non molto devo dire. Quando penso a una canzone parto sempre da un incipit strumentale. Ma scrivere un testo e metterci la voce è un atto di responsabilità e voglio farlo solo quando sento il bisogno di comunicare qualcosa. Forse sono diventato molto selettivo e critico nei miei confronti. Cosa strana è che solo dopo più di un anno il disco comincia a essere metabolizzato. Come la lumaca che, se nessuno la schiaccia prima o poi arriva.

Dopo aver suonato con vari artisti della scena indipendente italiana, ad esempio come chitarrista di Colapesce, quanto era forte il desiderio di dar vita a un progetto solista?

In realtà questo desiderio c’è sempre stato. Sono i sacrifici e l’esperienza di vita che mi hanno portato a prendere questa decisione. Se dovevo continuare a sbattermi – perché la musica è uno sbattimento oltre che un piacere – preferisco farlo per qualcosa che è mio e che parla di me.

“La Lumaca” è il terzo singolo estratto da “Bisolare”. Come sta rispondendo il tuo pubblico?

“La Lumaca” è un brano storico della mia produzione. Piace molto ai bambini perché ci sono le parolacce, agli adulti perché parla di loro, perché tutti almeno una volta nella vita si sono sentiti così. È un brano che continua ancora a rappresentarmi perché non mi sento arrivato, ma per fortuna nel frattempo nessuno è ancora riuscito a schiacciarmi.

Tu metti in musica e parole una realtà cruda, difficile, ma con ironia e sarcasmo. È un modo per sdrammatizzare e farsi coraggio?

Assolutamente. L’autoironia è una marcia in più. A 40 anni riesco ancora a non prendermi sul serio e vedere il bicchiere mezzo vuoto, ma di Biochetasi. Forse, come dici tu, è solo un altro modo per sdrammatizzare una realtà difficile e un futuro in bilico in cui l’unica speranza sembra sia la negazione. È tutto riassunto nel brano “Le Cose Cambieranno”

“Bisolare” è chiaramente un gioco di parole. Il raccontarti e raccontarci, tra lo spensierato ed il malinconico, parte già dal titolo?

È un disco che ha tante anime ma in ognuna traspare il mio approccio positivo e la mia solarità. “Bipolare” è anche mia mamma, cui è dedicata “Alzati”. Con fatica lotto per preservare questo benedetto sorriso (n.d.r., non dice proprio benedetto), la voglia di non prendermi mai sul serio mi ha tenuto a galla. Sono assolutamente bisolare.

Questo album nasce dopo una campagna di crowdfunding lanciata su MusicRaiser. Quanto è difficile emergere, per un indipendente come Defolk, al giorno d’oggi?

Non consiglierei a nessuno di cominciare adesso. La mia campagna è andata a buon fine solo perché in 20 anni di attività qualche fan credo di essermelo guadagnato. Purtroppo oggi un artista che emerge spesso non è il risultato di talento, impegno e progettualità. È una cosa con la quale non riesco a convivere. Quando ho cominciato io non c’era nemmeno internet. Solo se valevi qualcosa la gente cominciava a seguirti. Io purtroppo non so fare altro ma oggi, più che emergere, è fondamentale riuscire a rimanere a galla.

Ora scenderò nel personale. A me è piaciuta moltissimo la canzone “Viola”, che dedichi a tua figlia…

“Viola” l’ho inserita per ultima nella tracklist del disco. Trovavo banale e scontata l’idea di dedicare un brano a mia figlia. Lo hanno fatto e rifatto artisti ben più noti al pubblico e con risultati migliori. In fondo, però, il disco parla di me e della mia vita di cui Viola è motore. Più che di lei mi piaceva parlare dello stupore, la curiosità, l’imbarazzante sincerità dei bambini, che cominciano a imparare e conoscere i filtri di un sistema in grado di complicare anche le cose più semplici.

Adesso, per non ingelosire Giona, possiamo attendercene un’altra per lui?

A Viola non è mai piaciuta quella canzone. Non per gusto ma perché la imbarazza il fatto che chiunque possa farsi un’opinione di lei attraverso una canzone che non parla di una bambina che si chiama Viola, ma proprio di lei. E infatti mi ha proposto di ricantarla cambiando Viola con Giona. Metricamente non fa una piega e io non avrei dovuto faticare per scrivere qualcosa anche per lui. È molto gelosa di suo fratello. Lui invece la adora. C’è anche un video bellissimo composto da sole immagine in 8mm che riassumono i suoi primi 4 anni di vita. Non credo lo pubblicherò, è una questione privata.

Le nostre domande sono terminate, ti salutiamo e ringraziamo per averci concesso il tuo tempo. Lascio a te lo spazio per aggiungere ciò che vuoi e, magari, per fare un saluto ai tuoi fan e alle persone che seguono Music.it.

Grazie a voi per la chiacchierata. Invito tutti a venire ad ascoltare i miei live e in generale ad andare a vedere i live, soprattutto degli artisti sconosciuti. Spesso è lì che troverete l’innovazione, la sperimentazione, il gusto di suonare per il mero piacere di farlo, senza condizionamenti di traguardi discografici o del numero dei followers.

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