Un album nervoso e cattivo, fatto di stoner e hardcore in parti disuguali
“Golden Lapse” apre le danze con un muro di suono come di violini trascinati a terra, per poi lanciare l’ascoltatore nella contratta “The Recall Drug”, traccia tipicamente stoner. “Virgo, not Virgin” sembra aumentare il ritmo e proseguire sulla sporca cupezza precedente. “The Same Reverse” è invece un hardcore gonfio e cattivo. Da “Onlooker” a “A Shining Gift”, “Golden Lapse” riprende su un tono stoner, per poi ripartire con un’altra smitragliata hardcore, “Damn Plan”. “Modigliani”, nonostante, il titolo, è una traccia che non brilla particolarmente e serve solo come trampolino per l’ultima, “Coward Icons”, cazzutissimo e degno finale. Prima di questa, un breve brano di un minuto e tredici, “(Lapse)”, serve da malevolo raccordo.
Forse poteva osare di più nella commistione, ma “Golden Lapse” si dimostra un lavoro valido
L’impressione è che i Treehorn abbiano costruito un album coerente, che rinverdisce la collaudata formula alternative rock con una sana iniezione hardcore punk. Forse non avrebbe guastato buttarsi ancora di più in questa commistione e contaminare i generi completamente, magari “districando” con ignoranza passaggi magari più lenti, come in “Onlooker” e “Modigliani”. Ma qui subentra anche il gusto personale. Consiglio “Golden Lapse” ai fan dello stoner in cerca di un twist interessante, ma che non stravolge le premesse del genere.