“Jungle Gum” vede protagonisti dei viaggiatori provenienti dal futuro che atterrano nel travolgente e instabile presente, fanno luce su incertezze e difficoltà della vita quotidiana. Questi sono costretti a muoversi in una “giungla urbana” popolata da personaggi sempre in bilico tra le loro aspirazioni e la durezza del mondo in cui vivono. «Ma sai, la giungla urbana, se tu sai come fare, è un mondo in miniatura, è gomma da masticare», come cantano nel brano che chiude l’album “Gingomma”; i viaggiatori dal futuro decidono di tornare a casa dopo aver raccontato tutto quello che hanno visto al loro confidente del mondo presente, come lascito del loro passaggio.
La grigia attualità di “Jungle Gum” si colora di melodie pop e variegata elettronica che rendere ogni brano esplosivo
«Qui la musica non cambia mai…sembra quella del futuro, ma è sempre la stessa»; “La musica del futuro” è il brano che apre l’album: non c’è speranza di trovare nel passato un mondo migliore, la storia si ripete e il mondo musicale è sempre più spesso privo di originalità. Dall’insoddisfazione, la delusione e l’impossibilità di rivolta nasce “Pre-carie”, brano sulla precarietà delle generazioni più giovani, un tacito urlo interiore nella notte per sfogare la rabbia e lo stress accumulati durante il giorno. La tematica del lavoro la troviamo anche in “the wORking dead” ma più focalizzata nelle dinamiche d’ufficio; le stesse a cui alla fine, non si sa come, si cedere, fino a dimenticarsi delle proprie passioni e reali aspirazioni.
«E liberami io sono quello che sono», recita il sesto brano “Corona di spine” – che vede la partecipazione di di Errico Carcagni Ruspa ai synth. In un mondo di stereotipi e pregiudizi è sempre più difficile sentirsi liberi di essere sé stessi e questo, spesso, è causa di crisi d’identità.
Un po’ più calmo e introspettivo, dalle sonorità drammatiche è “Ce l’hai scritto sulla pelle”.
La pelle racconta e porta i segni della nostra storia. Il brano parla di cicatrici visibili e non visibili di violenza e sofferenza, ma anche di crescita e di cambiamento interiore.
«E quando il mare li ingoia diciamo – noi non li avevamo visti»: “Noi non li avevamo visti” rappresenta la scusa dietro cui è facile nascondere la propria coscienza, quando non vedere, essere lontani da una realtà che non ci coinvolge diventa un alibi che ci assolve.
In un mondo caotico, il lieto fine sembra essere lontano, ma nonostante questo i Respiro hanno saputo dar luce ad un’opera che risveglia le coscienze
Se saper vedere è impossibile, ascoltare è necessario: contro una realtà da cui siamo masticati prende vita l’istinto di rivalsa e di ricerca del duo. Dallo stile peculiare e creativo, i Respiro fondono vita e arte in “Jungle Gum”, un progetto acuto e sensibile. In un mondo caotico come il nostro, il lieto fine sembra essere lontano, ma nonostante questo i Respiro hanno saputo dar luce ad un’opera che risveglia le coscienze. Senza dubbio il fine di questo album è invitare l’ascoltare a prenderne atto, risvegliare la propria coscienza ed essere consapevole di ciò che lo circonda. Così, magari, il futuro sarà migliore del nostro presente.