In ritardo rispetto agli anni scorsi, torna il Festival di Sanremo. La Sacra Messa canora dall’Ariston è l’unica liturgia capace di unire tutti gli itaiani, insieme alle cantate sul balcone e alla laurea in virologia. E per questo non solo va vissuta (o subita), ma deve necessariamente essere commentata sui social.
La settimana più divertente dell’anno – almeno per me – è finalmente arrivata. Se avete senso dell’umorismo potete tranquillamente andare alla pagella delle canzoni in gara a Sanremo 2021. Al contrario, metto le mani avanti e vi faccio lo spiegone.
Con questo articolo non voglio offendere nessuno. Se è stata scelta questa rosa di cantanti ci sono validi motivi. Si tratta di artisti che, nel bene e nel male, fotografano lo stato (di salute) della musica italiana. E la cattiveria è dovuta solo alla durata degli sketch Alpitour di Amadeus e Fiorello, che senza pubblico davvero non riescono a darsi una regolata.
Aiello – “Ora”
Un po’ Mahmood, un po’ Marco Mengoni. Ma senza sedativi. Potrebbe essere una delle canzoni migliori di Sanremo 2021, ma Aiello ha preso l’ottima decisione di rinunciare al podio cantando dopo troppi caffè.
Voto: stai calmo.
Annalisa – “Dieci”
Annalisa ha l’incredibile capacità di sfornare hit solo quando non deve presentarle alla direzione artistica del Festival. Non capisco l’utilità di presentarsi vestita come Rihanna e cantare uno scarto di Gigliola Cinquetti. Osa ragazza, sappiamo che puoi.
Voto: rimandata a settembre per le lezioni di twerk.
Arisa – “Dovevi fare di più”
Il titolo è dedicato a se stessa, ma soprattutto a Gigi D’Alessio che ha scritto l’ennesimo pezzo antico per un’artista che con quelle corde vocali potrebbe davvero fare di più.
Voto: due Anna Tatangelo.
Bugo – “E invece sì”
Durante l’esibizione di Bugo siamo tutti diventati improvvisamente team Morgan. Con le peggior intenzioni e la maleducazione che lo contraddistinguono, Topolino ci canta una canzone sanremese senza infamia e senza lode da dimenticare il giorno seguente.
Voto: mezzo “Dov’è Bugo?”.
Colapesce e Dimartino – “Musica leggerissima”
L’ormai rodato duo di cantautori porta all’Ariston un pezzo vintage che arriva direttamente dal programma Ciao 2020 della tv russa, con tanto di Barbie pattinatrice. Ora, per favore, fateci ascoltare la vera canzone.
Voto: un Alan Sorrenti.
Coma_Cose – “Fiamme negli occhi”
Avevo grandi aspettative per i Coma_Cose. Meno pungenti del passato e con un testo decisamente sotto i loro standard, bucano lo schermo con un’esibizione fatta di amore, abiti coordinati e occhi a forma di cuoricini. Come non amarli?
Voto: due Jalisse.
Ermal Meta – “Un milione di cose da dirti”
Assurdo che con tutte queste cose da dire riesca a usare così tanta retorica. Solita canzone scritta con l’originalità di un falsario d’arte, ed Ermal Meta lo sa bene. Ma sa anche che questa roba qua in Italia funziona. E il primo posto nella classifica provvisoria gli dà ragione.
Voto: un Francesco Renga insipido.
Extraliscio ft. Davide Toffolo – “Bianca luce nera”
La grande rivelazione della categoria Campioni. Locura perfetta per l’Eurovision Song Contest. E poi hanno un theremin distorto e un allegro ragazzo morto sul palco, quindi dategli questo premio e finiamola qua.
Voto: uno stadio pieno dell’ESC da far ballare.
Fasma – “Parlami”
Durante l’esibizione non ho capito mezza parola, a causa dell’abuso di autotune. In versione studio invece mi è arrivata tutta l’acerbezza della scrittura degna di un qualsiasi inedito ascoltato ad Amici di Maria De Filippi. Avanti il prossimo.
Voto: tre “Ma chi?” detti da Valeria Marini.
Francesca Michielin e Fedez – “Chiamami per nome”
Deve essere difficile essere sempre chiamati Elisa presa su Wish e Signor Ferragni, e per questo i nuovi Al Bano e Romina arrivano a Sanremo, con un Fedez in versione cerbiatto che guarda i fari prima di essere investito. Sentiremo questa canzone a lungo, e comunque è una delle migliori in gara.
Voto: tutto è magnifico.
Francesco Renga – “Quando trovo te”
Ormai la trasformazione in Roby Facchinetti con la sinusite di Biagio Antonacci è completa. A Sanremo si vocifera che a Francesco Renga siano state date le chiavi dell’Ariston e ormai faccia pure le pulizie in teatro. Al netto di vocali inventate e di qualche e di troppo, è una canzone godibile, perfetta per il target a cui è destinata, le over 50 che lo considerano un sex symbol.
Voto: un Nek e mezzo.
Fulminacci – Santa Marinella
Quasi citando l’immensa Alda D’Eusanio, “fulmina(c)ci non è un cantante ma una preghiera a Dio”. Nessuno merita di vivere in un mondo in cui la musica è stata influenzata in maniera così prepotente da Calcutta. Nessuno.
Voto: una Tachipirina 500, o due che diventano 1000.
Gaia – “Cuore Amaro”
Innamorata di un altro cabrón, ma in sagrestia. Gaia ruba a Elettra Lamborghini pure i pantaloni a zampa. Ci sono poche cose al mondo che tutti dicono di odiare come i ritmi latini, ma non si capisce perché poi le canzoni in classifica siano tutte così.
Voto: una Lamborghini Jalpa con le parti in plastica, ma riciclata.
Ghemon – “Momento perfetto”
Dopo l’immensa “Rose Viola” sarebbe stato molto difficile fare il bis con una canzone altrettanto bella. E infatti Ghemon non ci riesce. Ottimo mix tra la produzione del passato e la riscoperta della Motown music, il pezzo non cresce mai davvero, penalizzato dalla difficoltà del cantautorap di tenere il tempo e azzeccare tutte le note.
Voto: torna biondo.
Gio Evan – “Arnica”
Ero convinto che Gio Evan fosse una marca di acqua di lusso. E invece Wikipedia mi ha detto che è uno scrittore, poeta e cantautore. Ascoltando il brano penso che sia un Bacio Perugina scaduto, ma è solo un’ipotesi. Discutibile la scelta di prendersi il tetano prima di salire sul palco.
Voto: un post-it di Francesco Sole.
Irama – “La genesi del tuo colore”
Come ha detto un membro della staff a Irama: “Dobbiamo essere positivi!” (ba dum tsss). Insopportabile, pieno di sé, “una tazzina di talento in un oceano di arroganza”. Ma la produzione della canzone è tutto ciò che potrebbe farci vincere all’ESC, e garantirà a Irama un alto posto in classifica per i prossimi mesi.
Voto: un ESC da vincere.
La Rappresentante di Lista – “Amare”
Amo Dario Mangiaracina e Veronica Lucchesi, anche se è stata sostituita per l’occasione da una sosia di Carmen Consoli. Preferisco La Rappresentante di Lista in versione femminista e incazzata. “Amare” potrebbe essere il prossimo inno del Movimento Giovanile Salesiano. Almeno animerà le serate all’oratorio.
Voto: una L’Aura.
Lo Stato Sociale – “Combat Pop”
Questi teneri giocolieri dell’indie dividono il pubblico. C’è chi li ama e chi non li sopporta. Io faccio parte dell’ultima categoria, ma riconosco che con meno Lodo Guenzi risultano pure simpatici. Una menzione speciale la merita il trasformista Mr Poubelle, unica cosa interessante della troppa roba portata da Lo Stato Sociale sul palco dell’Ariston.
Voto: un Arturo Bracheti.
Madame – “Voce”
A soli 19 anni Madame calca il palco dell’Ariston nella sezione Campioni, dimenticando a casa le ultime sillabe di ogni parola. Ascoltata in versione studio la canzone guadagna mille punti, tanto per la produzione quanto per il testo saffico.
Voto: due t.RAP.T.u.
Malika Ayane – “Ti piaci così”
Interpretare Evita ha fatto bene a Malika Ayane, che ha scoperto un registro alto cristallino e piacevole. Peccato che “Ti piaci così” non sia la sua “Ray of light”. Ma Malika si ama sempre e comunque, e le collaborazioni con Pacifico sono sempre una garanzia.
Voto: una Casa Rosada.
Måneskin – “Zitti e buoni”
La cover band dei Red Hot Chili Peppers torna con la solita narrazione da ribelli senza cognizione di causa. Talmente ribelli che dicono le parolacce, fanno le smorfie e si mettono il rossetto della mamma. Praticamente quello che generalmente si dice al prete quando ci si confessa per la prima volta.
Voto: uno Zecchino D’Oro, ma con gli amplificatori.
Max Gazzè – “Il farmacista”
Max Gazzè si trasforma in Elio e le storie tese con i cartonati. Con le citazioni di “Frankenstein Jr.” si aggiudica il premio del mio cuore. Peccato per questa operazione simpatia che distrae dall’ascolto della canzone. Dopo “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” il cantautore non ha più niente da dimostrare, e può permettersi di indossare la barba finta e perdere la dignità.
Voto: tre Frau Blücher (nitrito).
Noemi – “Glicine”
Purtroppo non c’è il pubblico, perché sono abbastanza sicuro che in prima fila ci sarebbe stato Roger Rabbit. Noemi si presenta in un’inedita veste, perdendo in maniera evidente ciò con cui l’abbiamo sempre identificata: la coda da Saiyan che le usciva dalla nuca.
Voto: una Irene Grandi.
Orietta Berti – “Quando ti sei innamorato”
Orietta nazionale si presenta sul palco dell’Ariston vestita da Ursula che fa il cosplay di Ariel per mostrare agli altri cantanti in gara come si canta – e probabilmente ammettere di aver rubato la voce a qualche giovane sirena. Il pezzo è perfetto per l’usignolo di Cavriago, meno per questo millennio. Ma a Orietta non si può voler male.
Voto: una Nilla Pizzi.
Random – “Torno a te”
Random non è un nome d’arte ma un tributo alla scelta casuale di sillabe e intonazioni buttate sul palco di Sanremo 2021 senza una logica apparente.
Voto: che pàura di stare solì.
Willie Peyote – “Mai dire mai (La Locura)”
Le doti autoriali di Willie Peyote sono note da sempre agli addetti ai lavori, e annusare un po’ di aria dissacrante all’Ariston fa sempre bene. Forse la mia canzone preferita finora, grazie al divertente gioco sui luoghi comuni e la ritmata critica al periodo storico dei tuttologi.
Voto: non vincerai, ma mai dire mai.
https://youtu.be/zYMvGWTT2y0