Gianluca Sacchi e Marco Cleva vincono egregiamente l’eterna lotta tra chitarristi nelle band, entrando in simbiosi più che andare l’uno contro l’altro. Le note al basso di Francesco Fiacchi tessono una fitta rete di melodie compatte che vengono percepite prima dallo stomaco che dalle orecchie, tra prepotenti vibrazioni. Infine chiude il cerchio dei Vinnie Jonez Band Andrea Ilardi, che regge gli argini delle retrovie, picchiando a dovere sulle pelli della batteria.
“Più calmo di te” dei Vinnie Jonez Band è un ottimo modo per fuggire dalla realtà e rinchiudersi in pensieri crudi, aspri e malinconici.
Il disco si apre proprio con il brano omonimo “Più calmo di te”, e da subito viene messo in chiaro quale sarà l’andazzo dei pezzi a venire. Il pezzo è abbastanza lungo, quasi 6 minuti, ma con dei riff così “ignoranti” è praticamente impossibile distogliere l’attenzione. Poi c’è “Lagherta”, singolo estratto, caratterizzato da pennate secche e decise. Nei due minuti finali viene naturale ondeggiare su e giù con la testa tenendo il ritmo, tanto è il coinvolgimento. In “Il paese respira” l’intro, cupo e distorta a puntino, afferra l’ascoltatore per la gola.
Le liriche proposte da Gianluca Sacchi, che è anche la voce del gruppo, sono enigmatiche e spesso opache, come se non si sapesse mai davvero cosa vogliano comunicare. Ma chiare lo sono nelle parole: semplici, d’impatto. Non ci si perde mai in inutili linguaggi arzigogolati. Con “Nebbie” ci si avvicina al finale, rimanendo sulle fedeli sonorità alle quali i Vinnie Jonez Band ci hanno abituato. La conclusione arriva con “Fango”. Un corposo basso apripista viene affiancato dal synth, quest’ultimo ben presente in tutti i brani ascoltati. Poi la rabbia arriva a scorrere a fiumi, di fango, per tutti i 4 minuti di durata.
I Vinnie Jonez Band tornano con “Più calmo di te”, nuovo EP autoprodotto uscito lo scorso 28 marzo.
Le sonorità proposte, distorte, sporche e graffianti, sono il frutto di una maturazione che pian piano prende corpo e vita. La voce di Gianluca Sacchi è ruvida e straziata, in piena linea con le melodie proposte. Forse bisognerebbe dare un pizzico di varietà in più, così da poter donare maggior carattere alle singole tracce. L’EP rimane un prodotto valido e di ottima manifattura. Uno di quei dischi da tenere in macchina per spingere le casse al massimo. Un ottimo modo di fuggire dalla realtà e rinchiudersi in pensieri crudi, aspri e malinconici. Sembra allettante, vero? Provateci.