“Girotondo”, “Fortuna”, “Funambola”, ”Possibile” e “Rondine” sono brani essenzialmente estivi nel ritmo e nella melodia che evocano. La voce fresca e limpida di Ida insieme alla frenesia delle canzoni succitate la fanno da padrone su qualsiasi intento poetico sotteso alle liriche. Nel complesso non convincono fino in fondo e il connubio tra cantante e canzone che non raggiunge la piena autenticità.
“Maschere” di Ida è un album vario, così tanto da non riuscire a toccare le corde giuste
Un discorso diverso va fatto per le restanti cinque tracce, in cui musica e testo sembrano raggiungere un certo equilibrio in cui convivere senza recarsi attrito l’una con l’altro. L’ascolto della titletrack e singolo di lancio dell’album – il cui testo proviene dalla penna di Enza Bronzuoli –, “Senza effetto”, “Sono qui”, “Semplice” e “Senza nome” risultano più godibili.
Sono due le direttrici attraverso cui “Maschere” può essere valutato. La prima è quella della versatilità della voce di Ida. Se da un lato si presta bene all’interpretazione di brani più leggeri, dall’altro riesce a dare corpo a tracce con uno sfondo poetico più pregno di significato come “Maschere”. La seconda è il mancato approfondimento dell’identità musicale che spacca esattamente a metà l’album. Un lavoro gradevole e leggero per chi ama il pop commerciale degli ultimi anni ’90, all’alba del nuovo millennio.