Il disco, edito da Forward Music Italy, è presente su tutti i maggiori servizi di streaming. Una produzione che precede e succede a molti eventi, un punto sulla time-line della sua vita. “Impersonale” è una raccolta di 8 brani del giovane chitarrista e compositore Rosewood. Un disco dai suoni onirici, dove la chitarra fa da protagonista indiscusso della scena. Una ricerca dettagliata del timbro, una spedizione per toccare, e ascoltare, i limiti di questo strumento. Un disco che ci ricorda quanto ancora la sperimentazione musicale e timbrica sia solamente ad uno stadio iniziale. Il giovane musicista umbro ci insegna che non esiste un modo sbagliato di suonare la chitarra. “Impersonale” è il luogo dove le sei corde vengono pizzicate, sfregate, colpite, fatte risuonare, in una gamma infinita di varianti.
“Impersonale” è il viaggio psicologico che prende forma sullo stile malinconico e meditativo di Rosewood
Giordano Conti, in arte Rosewood, classe 1996, da sempre la musica e gli strumenti sono un punto fisso della sua vita. Alle spalle un diploma al liceo musicale di Terni e una laurea in chitarra jazz ad indirizzo pop presso il conservatorio Arrigo Boito di Parma. Chitarrista e cofondatore del progetto ME7ROPOLIS che lo ha portato ad esibirsi su moltissimi palchi italiani e anche oltreoceano. Questa volta decide di mettersi in gioco da solo: “Impersonale” è l’esperimento solista di Rosewood che con chitarra e pedaliera è pronto a raccontarsi sul palcoscenico. Ma il disco ha visto la luce anche grazie alla collaborazione di altri amici e musicisti, Tommaso Cappanera e Matteo Desantis. Per completare il tutto i brani sono stati ultimati presso i Forward Studios (RM) e accompagnati dalle grafiche artiche di Flavio Fenici.
“Impersonale” è una scheggia tra il passato ed il futuro generata da una ricerca disperata di sé stessi. una sorta di triangolazione topografica tra il se attuale, le proprie esperienze ed i propositi per l’avvenire. La necessità di mettere un punto per segnare l’hic et nunc e dire «questo finalmente sono io». Rosewood compie un percorso catartico, un’immersione ancestrale nelle proprie memorie per poter redimere il presente. Come ci trasmettono le parole di “Lontano”, l’artista, nella sua discesa dantesca, passa in rassegna tutti i momenti brumosi che abitano dentro di lui, quei momenti che inconsciamente hanno cambiato la direzione della sua bussola. Nel nuovo disco di Rosewood riecheggia quella dottrina che tempo fa ci fu insegnata da Nietzsche. Pensare sé stessi nell’ottica dell’”eterno ritorno dell’uguale” significa accettare ogni singola parte del proprio tempo passato in quanto il soggetto non è altro che la somma delle proprie esperienze.