Invell in una foto promozionale.
Invell in una foto promozionale.

ORIGINE, quando vi chiedono dove state andando rispondete INVELL

“Origine”, “Arversa” e “Fuori”, sono questi i titoli scelti da Invell per presentare i suoi primi tre brani. Il giovane musicista marchigiano ci propone una formula semplice ma ben strutturata in cui ogni suono ha esattamente il suo spazio. Ed è proprio la semplicità e la naturalezza il punto forte di “Origine” a ricordarci che a volte non serve calcare la mano per poter stupire. L’EP si presenta con una copertina minimale la quale rispecchia pienamente quell’istinto architettonico che ritroviamo nei brani di Invell. Se pensiamo alla musica come una forma architettonica, non dobbiamo pensare solo agli elementi da inserire ma soprattutto lasciare il giusto spazio per respirare.

Questa è una capacità che Matteo Sartini, in arte Invell, sa esercitare bene. Una passione tutta strumentale che fa a meno della voce. Per quanto i brani di “Origine” non siano che un punto di partenza, sembrano racchiudere il seme di un’idea molto chiara e definita. Non si tratta dei timbri ancora troppo asciutti di chitarra o magari dei synth non troppo elaborati, ma di come nel mix ogni occupa esattamente il posto che gli spetta. “Origine” infatti è un lavoro completamente personale, suonato, mixato e masterizzato dall’artista stesso per l’etichetta indipendente Big Lakes. Il brano che apre e da nome al disco, mi ricorda alcune delle produzioni dei Moderat, ma anche i suoni acidi dei Daft Punk e il loro groove ballabile.

“Origine” è il primo EP di Invell: «Alla fine, credo che tutto ciò che ascolti influenza la musica che fai, a prescindere dal genere»

Andando avanti con l’ascolto incontriamo “Arversa”, un brano che come dice la parola stessa si oppone molto dal precedente. Qui prevalgono delle sonorità che guardano al passato, come testimonia LP noise che apre la traccia. Anche qui la parola d’ordine è ballabilità. Il terzo ed ultimo brano che chiude “Origine” è “Fuori”, una composizione piacevole dalle melodie in maggiore che mi ha richiamato moltissimo al brano “Das Spiegel” dei The Chemical Brothers, ma in generale a molte sonorità del disco “We are the night” (2007). Insomma non vi resta che mettervi sul divano ed attaccare lo stereo.

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