Immagine promozionale della band di Torino Legacy of Silence.
Immagine promozionale della band di Torino Legacy of Silence.

OUR FOREST SING, la voce del silenzio nel debutto dei LEGACY OF SILENCE

Il panorama musicale del metal indipendente ha una nuova gemma da vantare. Si chiama Legacy of Silence ed è una band attualmente composta da sei giovani musicisti torinesi  di talento. Il 12 Maggio hanno lanciato nel mondo – in copia fisica e disponibile sulle principali piattaforme online – il loro primo full lenght: “Our Forests Sing”. Un album che in nove canzoni manifesta una cura appassionata, decisa e dettagliata. Cura del suono, cura dei testi e  cura dell’immagine.

Insomma, cura  del senso stesso del fare – e pensare – artistico. Volessimo tradurre l’esperienza d’ascolto in poche battute si direbbe che “Our Forests Sing” dei Legacy of Silence è un album che ha un raggio d’azione che va dal Folk Metal al Death melodico. Molto incentrato sull’impiego di un agilissimo ed emozionale flauto traverso, magico elemento affidato alle mani di Luca Capruso, il disco è un potente richiamo alla forza della natura e del silenzio eterno che vi scorre dentro.

Our Forests sing è un lavoro appassionato. Cura del suono, dei testi, dell’immagine. Cura del senso stesso del fare – e del pensare – artistico

Le foreste cantano davvero. Il growl delle voci di Gianluca Mondo – tra i fondatori della band – e  Mark Greyowl è rettile, fascinoso e robusto. Pare vada “allargandosi” per tutta la durata del disco, come se, una volta individuato il locus aemenus auspicato – quello delle antiche montagne, delle valli sperdute e dimenticate – poi si lasciasse andare allo scambio sinergico con i racconti di quei luoghi mistici e fatati. Quello che emerge, in un crescendo di vigore e intensità, è un lavoro compatto e ricco. Vario nelle sue sfumature metalliche.

I tecnicismi, propri del genere, si intrecciano alla dimensione melodica prettamente folk attraverso una piega tanto decisa quanto naturale. Le chitarre di Gianluca Mondo e Simone Macchia creano un tappeto minuzioso e ascensionale al lavoro ritmico, puntualissimo e di grande qualità del bassista Alberto Ferrero ed il batterista Alberto Ferreri. Generoso, potrebbe condurre ovunque. Un ottimo lavoro, “Our Forests sing”  fa risuonare sui tetti del mondo il barbarico Yawp. Sì, quello dello zio Walt. Proprio lui, Walt Whitman.

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