Insomma, cura del senso stesso del fare – e pensare – artistico. Volessimo tradurre l’esperienza d’ascolto in poche battute si direbbe che “Our Forests Sing” dei Legacy of Silence è un album che ha un raggio d’azione che va dal Folk Metal al Death melodico. Molto incentrato sull’impiego di un agilissimo ed emozionale flauto traverso, magico elemento affidato alle mani di Luca Capruso, il disco è un potente richiamo alla forza della natura e del silenzio eterno che vi scorre dentro.
Our Forests sing è un lavoro appassionato. Cura del suono, dei testi, dell’immagine. Cura del senso stesso del fare – e del pensare – artistico
Le foreste cantano davvero. Il growl delle voci di Gianluca Mondo – tra i fondatori della band – e Mark Greyowl è rettile, fascinoso e robusto. Pare vada “allargandosi” per tutta la durata del disco, come se, una volta individuato il locus aemenus auspicato – quello delle antiche montagne, delle valli sperdute e dimenticate – poi si lasciasse andare allo scambio sinergico con i racconti di quei luoghi mistici e fatati. Quello che emerge, in un crescendo di vigore e intensità, è un lavoro compatto e ricco. Vario nelle sue sfumature metalliche.
I tecnicismi, propri del genere, si intrecciano alla dimensione melodica prettamente folk attraverso una piega tanto decisa quanto naturale. Le chitarre di Gianluca Mondo e Simone Macchia creano un tappeto minuzioso e ascensionale al lavoro ritmico, puntualissimo e di grande qualità del bassista Alberto Ferrero ed il batterista Alberto Ferreri. Generoso, potrebbe condurre ovunque. Un ottimo lavoro, “Our Forests sing” fa risuonare sui tetti del mondo il barbarico Yawp. Sì, quello dello zio Walt. Proprio lui, Walt Whitman.