Piero Pelù in una recente intervista a Rolling Stones ha parlato a ruota libera, raccontando ai fan la sua carriera, il suo nuovo disco “Pugili Fragili”. Un Piero Pelù davvero senza freni, colpa anche della quarantena forzata che ha messo in gabbia l’animale da palco che abbiamo imparato a conoscere sia coi Litfiba che con il suo percorso da solista.
La partecipazione a Sanremo
Riguardo la partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo con il brano “Gigante”, Piero Pelù ha deciso di raccontare questa sua prima esperienza sanremese e di cosa ha attirato la sua attenzione al Festival.
«Di vincere non mi fregava nulla. Ho fatto Sanremo per festeggiare i miei 40 anni di musica e il mio ventesimo album in modo clamoroso e decisamente diverso, dopo tanti anni che dicevo di no»
Ed è tornato anche sulle due questioni centrali del Festival: la lite tra Morgan e Bugo e il look di Achille Lauro. Sempre secondo il frontman dei Litfiba la mossa del duo è dovuta a un’operazione di Marketing. Sapevano che il pezzo non sarebbe stato valorizzato e hanno montato il siparietto.
Parlando di Achille Lauro, Piero Pelù l’ha definito un “Renato Zero 2.0”. Ha poi aggiunto di essere stato ispirato nel “furto” della borsetta della signora durante l’esibizione di “Gigante”.
I Litfiba
Ovviamente era obbligatoria una domanda sui Litfiba e di come la loro musica sia stata ripresa anche dai Metallica. Un breve escursus sulla band che ha portato al successo la figura di Piero Pelù come artista e come personaggio.
«Negli anni ’90 dei Litfiba ci sono state due fasi. “Diablo”, “Terremoto”, e poi “Spirito” e la fase di “Mondi sommersi”, l’album che ha aperto al gusto più popolare. Ma non perché l’avessimo calcolato, anzi. Non era previsto. La canzone scatenante fu “Regina di cuori”, che era l’ennesima love song scritta dai Litfiba, la prima era “Elettrica danza” del 1983. Complice il fatto che accettammo di fare il Festivalbar, quella canzone divenne una hit pazzesca che non ci saremmo mai aspettati. Già “El Diablo” aveva venduto mezzo milione di copie ed era stato pubblicato anche in mezza Europa. Ma “Mondi sommersi” arrivò a un milione di copie, e lì per noi fu un terremoto: quando facemmo “Infinito”, pur essendo alla massima visibilità, vennero fuori una serie di magagne che, lo dico per la milionesima volta, sono state anche pilotate da fuori. Siamo stati la prima e unica band che ha litigato per colpa dei manager»
Non sono mancate poi le provocazioni sullo storico concerto del 1 Maggio del 1993, sul rapporto con Giorgio Canali e sulla questione delle matite, che ha fatto passare Piero Pelù per complottista.
La “questione” con Vasco Rossi
Non poteva mancare la “leggenda” di una presunta rivalità tra Vasco Rossi e i Litfiba. Una voce più volte smentita da Piero Pelù e dalla band ma che ha dei precedenti che, probabilmente, rimandano anche per certi versi allo scioglimento degli stessi Litfiba.
«Noi eravamo in fase di ascesa ed eravamo arrivati alla EMI, sua casa discografica di allora. In quel periodo non aveva fatto dischi memorabili, forse era in una fase di calo creativo, può capitare a tutti. Il nostro manager – non lo nomino nemmeno – ebbe la pessima idea di entrare alla EMI dicendo, nota bene trent’anni fa, una cosa tipo “Vasco è vecchio ora ci sono i Litfiba”. […] Ci incontrammo nel 1995 a “Vota la voce,” presentato da Alba Parietti. Quando Vasco si presentò per fare le prove subito dopo di noi io lo salutai, e lui si mise a ringhiare un po’ (Pelù imita la voce di Vasco, nda): “Eh, questo qui, cioè mi vuol far le scarpe, ti faccio vedere io, ce ne vuole per fare il culo a Vasco, eeeh”. Ci rimasi di merda! Al momento abbozzai, ma la sera andai da lui a chiarire: “Vasco io non ho mai detto niente contro di te, tu fai cose che mi piacciono, altre meno, ma questo è normale”. Lui aveva allentato la tensione e mi disse “Ma sì, non siamo a scuola”, e iniziammo a scherzare. Poi negli anni successivi ogni volta che ci siamo incontrati abbiamo parlato tranquillamente»
E sono arrivati i quaranta anni di musica anche per il leader dei Litfiba. Quarant’anni fatti di rock e trasgressione, qualche scivolone di stile, ma sempre una certa coerenza nella musica e negli atteggiamenti.
Piero Pelù è un integralista del Rock, uno che non scende a compromessi e che non si piega a Sanremo o ai canali mainstream. A volte potrà risultare un po’ forzato in quello che fa (vedi il suo girare sempre a petto nudo) ma è innegabile che la sua anima ribelle non è ancora pronta per essere domata.
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