Ryan O’Conner ha scelto la via più difficile del rap in “Prequel”
“Prequel” oltre a quanto già detto può appoggiarsi anche ad una vena testuale ricercata e non scontata; altro dettaglio da non sottovalutare nell’ascolto di un disco del genere. Nel materiale registrato da Ryan O’Conner troviamo testi diretti e di impatto, ricercati ma non autocelebrativi o poco credibili. Siamo davanti a un artista genuino e coerente che, forse, è la cosa che più serve per rendere apprezzabile un disco rap. “Prequel” si ascolta con piacere e riporta il rap nostrano verso un panorama più internazionale. Una cosa che forse manca da parecchio nel nostro paese. Ryan O’Conner ci porta a riscoprire il rap nella sua accezione più internazionale e più genuina.
“Prequel”, un sound cupo e metropolitano
Il sound cupo e “metropolitano” di “Prequel” ci fa tornare in mente quel tempo quando il rap non era un continuo ammiccare alle radio e ai ragazzetti con le casse bluetooth. Un brano alla volta viene a galla un rap di sostanza, con obiettivi chiari e ben definiti: niente cliché, niente strizzate d’occhio e nessuna voglia di omologazione. Ryan O’Conner è forse uno degli ultimi rap puri della scena nostrana e se questa cosa può essere penalizzante in termini economici è sicuramente un valore aggiunto in termini di originalità e coerenza. Certo in questi nove brani c’è qualcosa che funziona meglio e qualcosa che funziona un po’ così, ma nel complesso siamo davanti a un buon livello di contenuti e musica. C’è ancora qualcosa da affinare ma possiamo dire che “Prequel” si ascolta con piacere e rimane anche piuttosto originale e riconoscibile.