Io adoro le storie. Ne sono attratto. Sono convinto che ogni essere umano ─ chi più, chi meno ─ abbia una storia interessante che possa essere narrata. Sicuramente è il caso di Tommaso Primo che, dopo aver compiuto un processo di maturazione, torna a far parlare di sé con “3103”. L’album fantascientifico vede il pianeta Terra spacciato, dove l’umanità è costretta a migrare nell’universo, alla ricerca di nuovi posti abitabili.
Questo lavoro nasconde delle sottili e taglienti critiche alla società attuale, alla patria dello stesso cantante e alla negligenza dell’essere umano in generale. Il primo brano, “Alpha Centauri 081”, con sonorità allegre e tropicali, già lascia capire, al suon di “Sveglia e cerca la verità! Lotta e scegli la libertà!”, che c’è qualcosa da leggere tra le righe.
Lo stampo ironico e fiabesco del cantautore ci accompagnerà per tutto il percorso. Con “La leggenda del Superman napoletano”, singolo estratto, va a schernire un supereroe condito dai più classici cliché e stereotipi della terra di appartenenza. Eredita e veste usi, costumi, e poi un velo critico che ricopre un mondo che dovrebbe in qualche modo scuotersi. Il brano è cantato completamente in napoletano ─ come molti altri ─ quindi sto facendo finta di aver capito. E capiterà ancora.
Tommaso Primo, dopo aver compiuto un processo di maturazione, torna a far parlare di sé con “3103”.
Le gabbie della fantasia sono ormai aperte. Troviamo in “Godzilla” una bestia feroce che viene bombardata con ogni mezzo bellico, ma che semplicemente si ferma per ascoltare una dolce melodia. “Kabul” vede i signori della guerra che controllano e decidono le sorti di tutti, tutto pompato da una musica elettronica e moderna. Arriva dunque il “Big Bang”, rap con beat potenti che ci richiama alla ricerca del sé nel proprio microcosmo. Insomma, è caos ovunque.
È il momento di partire. A metà dell’album – ci troviamo proprio nell’anno 3103 – Tommaso Primo getta nostalgia e malinconia con “Cassiopea”. L’atmosfera è molto fiabesca, il sound insaporito dal synth richiama perfettamente luoghi lontani e stellati. Con rammarico l’essere umano si imbarca, per dire addio per sempre al caro vecchio pianeta Terra, ormai martoriato e invivibile.
Linee di basso accattivanti e sfumature pop energiche presentano il brano “Zombie vs Alien”, che mette a confronto le classiche dicotomie sociali di chi sceglie l’apparenza – gli zombie, che di bello hanno ben poco alla luce dei fatti – e chi combatte il sistema. Arriva poi “Via Lattea” a cullarci. Una voce di donna sinuosa e leggiadra, forse di una dea, chiama a se l’ascoltatore, per guidarlo verso le fasi finali.
Tommaso Primo ci porta su Kepler, al cospetto di Madre Natura per chiedere perdono con “Hola Madre Natura”. I tamburi tribali in sottofondo si fondono a sound elettronici moderni, creando un equilibrio tra ciò che eravamo e ciò che siamo, pronti e determinati a tornare a danzare. L’importante è che questa volta si avrà rispetto di ciò che ci viene donato.
Vi consiglio la visione del videoclip dedicato, che vi abbiamo già mostrato qua.
Probabilmente se Tommaso Primo l’avesse raccontata in maniera diversa, mi sarei perso una gran bella avventura.
Un’allegra chitarra acustica apre il brano finale “Magellano Astroboat” e ci regala un’ultima soddisfacente ballata. Parla di un veliero pirata che sfreccia nell’universo, per combattere l’oppressione imperiale. A gusto mio, avrei concluso l’album con l’incontro con Madre Natura. Che questa scelta sia un monito? Vuole forse comunicare che, nonostante tutto, lassù i problemi non sono finiti?
Il viaggio intrapreso è stato intenso. Dalla prima traccia ho seguito con piacere le diverse tematiche scottanti affrontate con tagliente ironia. Il sound anche è variato, progredendo con la storia: dal tropicale della terra si è sfociati lentamente verso il fiabesco e l’onirico, una volta partiti per mete lontane. Il cantautorato si miscela sapientemente a toni moderni e accattivanti, allegri e danzerecci. In un equilibrio davvero piacevole e ben riuscito.
Il disco si lascia ascoltare, ma come ho detto adoro le storie. Mi è dispiaciuto di non aver potuto capire appieno le liriche proposte ─ per via del grande uso fatto della lingua partenopea ─ e quindi captare appieno la profondità di ogni singola strofa. Eppure, va bene così. Probabilmente se Tommaso Primo l’avesse raccontata in maniera diversa, mi sarei perso una gran bella avventura.
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TOMMASO PRIMO
3103
8 giugno 2018
Full Heads | Arealive | Warner Music Italy
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