Fabrizio De André, foto dal concerto registrato al Teatro Brancaccio di Roma il 13 e 14 febbraio 1998.
Fabrizio de André, foto dal concerto registrato al Teatro Brancaccio di Roma il 13 e 14 febbraio 1998.

UNA STORIA DA CANTARE, sarebbe questo il vero FABRIZIO DE ANDRÉ?

Sabato sera è andata in onda su Rai1 la prima puntata di Una storia da cantare, dedicata alla memoria di Fabrizio De André.

Gli ospiti di Una storia da cantare

Tra gli ospiti di Enrico Ruggeri e Bianca Guaccero troviamo: l’immortale PFM, Nek, Dori Ghezzi, Lino Guanciale, Ornella Vanoni, Massimo Ranieri, Paola Turci, Morgan, Loredana Bertè, The André, Elena Sofia Ricci, Anastasio, Franco Mussida e Willie Peyote. E, in collegamento dal Porto antico di Genova, Mauro Pagani.

Sicuramente una serata molto canonica, dove ha trovato spazio (praticamente) solo la parte più “mainstream” di Fabrizio De André. Alcuni brani proposti sono venuti meglio di altri, buona parte della discografia di Faber è stata ignorata e via dicendo.

Insomma, un programma che agli occhi dei fan della prima ora del cantautore genovese, ha probabilmente peccato di una vena un po’ troppo semplicistica. Strano sentire in Rai parole come “merda di piccione” o “puttane”, ma nel 2019 è praticamente la normalità e anche la Rete di Stato ha deciso di cedere al fascino di qualche volgarità.

A tratti è sembrato quasi come comprare un “Best of”, ci trovi tutto il “meglio”, la roba che conoscono tutti ma che, seppur di valore, non è abbastanza per capire l’opera di una persona come Fabrizio De André.

L’esibizione di Ornella Vanoni

Tra i momenti più bassi di tutta la serata troviamo sicuramente l’esibizione di Ornella Vanoni che ha ben pensato di storpiare “Bocca di Rosa”. Oltre al fatto di non conoscere le parole di un brano storico, la cantante non è nemmeno riuscita a leggere il gobbo, dice, a causa delle luci troppo alte.

Dopo aver ripreso lo scempio di quel che restava del cadavere della povera “Bocca di Rosa” ha cantato il brano in maniera orrenda, sbagliando la metrica e i tempi.

 «Non si vede un cazzo! Ricomincio! Non l’ho detto, altrimenti non mi chiamano più in Rai». Il siparietto di Ornella Vanoni è andato avanti così, confermando un futuro nel cabaret piuttosto che nella musica.

La cosa assurda sono stati tutti i vari “geniale artista” e “grande Ornella Vanoni” apparsi in rete. Voi vi fareste operare da un medico simpatico ma incompetente? Io ci penserei un paio di volte.

Fabrizio De André è un artista complicato. Non è facile rimaneggiare (bene) la sua opera ed è altrettanto difficile provare a cantarla in maniera classica. C’è chi ci riesce e chi no. Chi non ci riesce dovrebbe smetterla di provarci.

Come già detto il resto della serata è stato abbastanza canonico e istituzionale. Come leggere il libro più famoso di un autore, solo quello e solo perché l’hanno letto tutti.

Poteva andare meglio? Certo che sì! Poteva andare peggio? Sì, poteva andare molto peggio e “Bocca di Rosa” ne è stato il monito.

Altro momento molto basso è stata la versione di “Rolls Royce” di Achille Lauro, cantata da The André. La faccia imbarazzata di Dori Ghezzi ha espresso alla perfezione il disagio.

Cristiano de André, il grande assente

Comunque tra gli ospiti illustri della serata c’è sicuramente Cristiano De André, uno dei pochi in grado di cantare e capire l’opera del padre, cosa che del resto sta facendo per conto suo.

Il figlio di Fabrizio De André ha scritto sui social: «Mi avevano invitato a partecipare allo speciale Una storia da cantare che ieri sera ha mandato in onda Rai 1 su mio padre. Sarei andato volentieri a cantare: “La Canzone del Padre” e sarebbe stato anche un bel momento, perché è una delle canzoni per me, oltre che per motivi personali, simbolo del disco e del tour “Storia di un Impiegato“ che sto portando in giro con grande successo da circa un anno nei più grandi teatri Italiani. Ma non hanno voluto, volevano che ne facessi un’ altra. Tendenzialmente mi va sempre meno di sentirmi dire cosa devo fare o cosa è meglio che io faccia, poi quando non so per cosa o per chi… Così ho preferito seguirlo da casa. Saluto comunque e ringrazio tutti gli artisti e colleghi che hanno partecipato e mando un salutino con la manina anche agli autori di Rai 1, con settecentesco inchino».

Detto questo e senza entrare nel merito della trasmissione, ci vorrebbe più rispetto di artisti come Fabrizio De André. Non è una critica o una accusa a chicchessia, è una riflessione che il mondo dovrebbe condividere senza obiezioni.

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