Una tracklist detonante di cinque brani, di cui uno, “Dying City”, aveva preceduto l’uscita dell’EP di qualche settimana e ci aveva dato l’idea dell’intero concept. La copertina dai toni black and white ricorda “La grande onda di Kanagawa” e ci immette irruentemente in un vortice visivo che si sposa benissimo con le sonorità aggressive dell’album.
la volontà dei Locked In, con “Not Dead Yet”, è quella di dare una visione lucida e disincantata della situazione corrente
Un EP di transizione che lega bene il passato dei Locked In con le prospettive future: riff violenti, dinamiche veementi e una voce esuberante e graffiata che rende l’atmosfera ancora più dark. Un titolo come “Not Dead Yet” non può certo non farci tornare alla mente il brano omonimo dei Bullet for my Valentine nell’album Gravity del 2018: forse una rievocazione? Sicuramente il metalcore dalle nuances vecchia scuola dei Locked In ricorda anche quello dei Terror o dei Sick of it All, con una struttura lineare e breakdown che scandiscono le varie tracce. I temi sono attualissimi: la volontà dei Locked In, con “Not Dead Yet”, è quella di dare una visione lucida e disincantata della situazione corrente.
Ancora non siamo morti e i Locked In ce lo ricordano con la loro pura adrenalina. Rispetto alle precedenti release, “Not Dead Yet” ha un groove più deciso e rabbioso. Un crossover ben studiato grazie all’intersezione di vari generi come punk, metal e hardcore che si legano in maniera omogenea e coerente. La parola chiave è però senz’altro l’immediatezza. I Locked In, attraverso la loro musica, hanno il coraggio di rendere manifeste le loro inquietudini e i loro incontrollati istinti, travolgendoci in un tornado di trepidazione e turbamento. Se in questo periodo quello che cercate è essere gremiti di epinefrina fino a scoppiare non dovete far altro che ascoltare “Not Dead Yet” dei Locked In.