Il ventiseienne abruzzese sostituisce un intero cast, portando in scena in maniera esemplare una moltitudine di personaggi. Non solo Sciaboletta dunque, ma tutti i nomi responsabili della sorte del nostro paese durante il Ventennio e la Seconda Guerra Mondiale prendono vita sul palco di Teatro Studio Uno. E diventano personalità tragicomiche portate in scena con estrema naturalezza, nonostante un testo solo in apparenza facile. Alessandro Blasioli si è infatti messo a dura prova con uno one-man-show dal ritmo sfrenato, riuscendo a dare a ogni carattere voce, accento e movimenti unici e facilmente distinguibili.
Le pagine più nere e imbarazzanti della nostra Storia prendono vita con un’inedita freschezza, grazie a un dipinto di umanità viva. Dietro a maschere che richiamano la commedia dell’arte si celano persone. Sciaboletta, la Regina Margherita, Pietro Badoglio, Dino “Cugino” Grandi, il cinghialotto nero Benito Mussolini e Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, e tanti altri, respirano grazie al non detto, al dramma umano, prima che storico, che muove le loro vite. La paralisi della scelta del sovrano è il tormentone comico che strappa più risate. Ma è anche il punto di partenza per terribili interrogativi.
Alessandro Blasioli è un animale da palcoscenico. Lo capisci già dai primi minuti di “Sciaboletta”.
Sciaboletta non è l’inetto letto nei libri di storia. O almeno non solo. La macchietta vesuviana solo in apparenza fagocita l’uomo. Solo in superficie fa – tanto – ridere. Nei suoi occhi vedi il peso delle responsabilità, il senso di inadeguatezza che si è fatto largo fra i problemi fisici. Se lo guardi troppo a lungo, le tue incertezze si specchiano in lui. E inizi a chiederti cosa avresti fatto con un intero paese fra le mani, quando riesci anche a bruciare le pizze surgelate a giorni alterni. Ti immedesimi in personaggi così diversi da te, dai tuoi ideali e da quella che pensi sia la tua identità, finché non realizzi che in fondo sei, come loro, un semplice essere umano. Fragile.
Com’è stata possibile la deriva fascista? Come è stato possibile entrare in guerra? Com’è stato possibile riuscire a perderla con entrambe le fazioni? Ma, soprattutto, dov’era il popolo quando si prendevano decisioni che ci fanno indignare? Come oggi, stava a casa a leggere – e scrivere – recensioni senza capo né coda. Perché non è questo il luogo dove rispondere a questi quesiti. Qua posso solo consigliarvi di andare a vedere quel mostro di Alessandro Blasioli interpretare perfettamente un esercito di personaggi, cantare, muoversi con precisione chirurgica e riuscire a non sbagliare o incartarsi nonostante un testo denso e veloce.
Aggiungo a margine, ma solo perché sono uno scrittore incapace e disorganizzato, perché si tratta di una pezzo importantissimo di “Sciaboletta”, che l’ottimo lavoro fatto da Fabrizio Bellacosa da Fausto Tinelli ha reso il monologo a Teatro Studio Uno indimenticabile. L’ottimo lavoro con luci e suono – kudos per l’easter egg giurassico – e la perfetta sintonia fra palco e regia tecnica non sono mai scontati, specie quando le persone coinvolte sono così poche. Bravissimi!