Attraverso quattro generazioni e quasi un secolo di storia, “When The Rain Stops Falling” diretto da Lisa Ferlazzo Natoli racconta la saga familiare dei Law e degli York mescolando suggestioni bibliche e riferimenti storici e letterari. In un viaggio non lineare tra il 1959 e il 2039 si sviluppano dinamiche familiari spinte all’esasperazione, si sviluppano le cui conseguenze si fanno chiare poco a poco e si estendono al di là delle singole vite. Con grande sensibilità verso ciascun personaggio, l’autore Andrew Bovell esplora la ricerca di identità dei giovani Gabriel e Gabrielle (Fortunato Leccese e Anna Mallamaci), il difficile rapporto con la maternità, con la malattia, i terribili segreti che cercano di nascondere anche a se stessi.
“When The Rain Stops Falling” ci dice che la nostra famiglia è nelle parole che usiamo e nelle scelte che facciamo.
L’incontro tra padre e figlio è il rivestimento della elaborata macchina che l’autore australiano Andrew Bovell e Lisa Ferlazzo Natoli costruiscono con cura, per innesti, ripetizioni e incroci. Le scene scivolano fluidamente l’una nell’altra e i personaggi si sovrappongono su diversi piani temporali, come a ricordare la presenza silenziosa delle generazioni passate e future. In parallelo alla storia intima e familiare viaggia scandita la macrostoria. Dai carri di Praga all’epoca Thatcher, ogni riferimento di “When The Rain Stops Falling” è un gancio temporale ben preciso che tiene stretti il realismo e la distopia di un futuro prossimo in cui si sta realizzando un nuovo diluvio universale.
Il tempo atmosferico ha uno spazio preponderante. Con pioggia e neve costituisce la voce di una dimensione che si vorrebbe chiamare divina, anche se i personaggi professano un ateismo che è soprattutto una difficoltà nel trovare dei veri idoli. Lisa Ferlazzo Natoli compone una scena in cui ogni cosa è di seconda mano. Il fondale mostra un muro grigiastro, striato di sudiciume, sistemato con la vernice avanzata, che serve solo a nascondere. A furia di nascondere niente si risolve, a furia di nascondere si finisce per restare in silenzio. Più volte si ripete che non avere niente da dire è come avere così tanto da dire da aver paura di cominciare.
“When The Rain Stops Falling” è un gancio temporale ben preciso che tiene stretti il realismo e la distopia di un futuro prossimo.
“When The Rain Stops Falling” ci dice che la nostra famiglia è nelle parole che usiamo e nelle scelte che facciamo. Gioca sul contrasto tra conservare e lasciar andare ma, soprattutto, è una lunga ricerca dell’identità attraverso il tempo e lo spazio. Di generazione in generazione, le vestigia che rimangono sono tutt’altro che imponenti e spesso incomprensibili, come un pezzo di legno o un cappello senza proprietario. All’ultimo discendente, Andrew Price, rimane una serie di oggetti, eredità misteriosa per colmare i buchi di un mosaico che spetta al giovane ricomporre e nominare, alla presenza del passato che lo osserva intorno al tavolo.