Ce ne accorgiamo nella musica, basti pensare all’ultimo disco di The Weekend, ce ne accorgiamo nel cinema, il successo planetario di serie come “Stranger Things”, e ce ne accorgiamo nella moda, il ritorno delle famigerate magliette a righe. Tutto sommato oggi incrociare un ragazzo, o una ragazza, vestito/a come Theodor dei “The Robinson” non ci fa scalpore. Pensandoci un’attimo, questo ritorno agli 80s non ci dispiace poi così tanto.
Ma concentriamoci anche sulla proposta molto contemporanea che trascende i suoni di “Delife” degli Overlogic. Il duo composto da Francesco Cavasinni ed Emanuele Orsini, come un funambolo, tende una corta sospesa su un sound che va dal presente al passato. da una parte la tradizione elettronica che va dai Kraftwerk ai Depeche Mode, passando per gli esperimenti di David Byrne. Dall’altra l’avanguardia musicale della ballabilità dai suoni acidi che rimanda agli MGMT e Digitalism.
Gli Overlogic con il loro nuovo album “Delife” riscrivono il passato della musica elettronica
L’equilibrio tra questi due mondi sospesi è la ricetta segreta di questa formazione, capace di creare ambienti sonori ricchi di rimandi ma comunque connotativi del loro stile. Oltre a tutto questo si sente che il disco è stato pensato da due menti estremamente sincronizzate. L’energia che viene trasmessa dai pezzi mi ha ricordato quella di un altro di un altro formidabile duo contemporaneo come i Royal Blood. Gli Overlogic non hanno paura di sporcarsi le mani con riff movimentati e stacchi violenti come in “Pick, Click, Shit”.
“Delife” è un disco che ci fa ripensare totalmente alla domanda sul tempo. Se prima chiedevamo “come te lo immagini il futuro?” ora piuttosto diciamo “come te lo immagini il passato?”. Gli Overlogic se lo immaginano come un mondo alienante e malinconico dove possiamo cogliere con più chiarezza la dimensione antropologica contemporanea. Una tecnologia che accorcia le distanze ma inspessisce i muri, dove l’altro è solamente il nostro mezzo e mai il nostro fine. Un mondo che può essere raccontato solamente con la forza evocativa della musica.