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GABRIELS – “Fist Of The Seven Stars – Act 2: Hokuto Brothers” (Album)

Quando Nanto versa nel caos, compare Hokuto”. O Gabriele Crisafulli, in arte Gabriels, in questo caso, che propone il suo “Fist Of The Seven Stars – Act 2: Hokuto Brothers”. Questo lavoro si ispira al manga “Hokuto No Ken”, meglio conosciuto agli occidentali con il nome di “Ken il Guerriero”. Su quest’ultimo non ho problemi a dare un voto positivo. Se non sapete di cosa stia parlando, uscite dal vostro bunker nel quale siete stati segregati per decenni e rimediate. Per quanto riguarda l’album, la sola vista dei quattro fratelli di Hokuto in copertina, seduti nel Palazzo dell’Aura Combattiva, promette bene. Le dodici tracce prendono ispirazione e seguono passo passo le vicende di tutti i protagonisti dell’opera originale. Mi sono dunque seduto con la trepidante voglia di immergermi dell’ascolto, desiderando ancor più fortemente la devastazione mondiale di una guerra nucleare.

Essendo “Fist Of The Seven Stars – Act 2: Hokuto Brothers” una rock/metal opera, chiunque conosca gli Avantasia o i Luca Turilli’s Rhapsody saprà già cosa aspettarsi. Una miriade di musicisti, tra chitarristi, cantati e bassisti, internazionali e non, hanno collaborato per affiancare Gabriels nella registrazione dei pezzi proposti. Ho trovato splendido che ogni personaggio del progetto sia cantato da voci differenti. Troviamo Wild Steel nei panni di Kenshiro, Jo Lombardo in quelli di Ray e tanti altri ospiti. Gabriels, oltre a essere compositore di tutte le musiche e le liriche, rimane presente per tutto il corso dell’opera dedicandosi alle tastiere. Potremmo quasi identificarlo come la costellazione delle Sette Stelle di Hokuto, che dall’alto narra le avventure di questa triste, dolorosa, sudata, epica opera. Spero solo non sia solo Alcor, la stella della morte. Sapete, ci tengo alla pellaccia.

L’ascolto di “Fist Of The Seven Stars – Act 2: Hokuto Brothers” è stato rigenerante.

Perdo un battito nel leggere “The search of water bird”. L’opener ammalia istantaneamente con lente melodie e tonalità progressive, eleganti come Ray e la sua danza dell’uccello d’acqua di Nanto. Proseguendo troviamo “Cobra Clan” e “End of Cobra”. La prima incede sulla falsariga della traccia precedentemente ascoltata, mentre la seconda sfuma verso un’atmosfera epica, dove tastiere e hammond fanno la differenza. Non mi hanno particolarmente convinto perché, ricollegandole all’opera originale, mi sarei aspettato più aggressività e meno sfarzosità melodiche. Mi rincuora la voce di Matt Bernardi, che funge da contrappunto cupo e cavernoso, ricordandomi la crudeltà del Boss della Famiglia Cobra. “I see again”, invece, riesce a emozionarmi davvero. La splendida voce di Beatrice Bini nei panni di Aylee, sfortunata sorella di Ray, trasmette speranza. Struggenti melodie si districano tra lieve gioia mista a commozione, e mi tornano alla mente i Within Temptation.

Sebbene da un lato il lavoro di Gabriels alle tastiere risulti ben fatto, dall’altro possiamo individuare una vena di egoismo. “Scream my name” è imponente, ma il resto degli strumenti rimangono in ombra. Le chitarre riescono ad emergere solo a piccole dosi. Ora “Fist Of The Seven Stars – Act 2: Hokuto Brothers” vuole metterci sull’attenti, portandoci su terreni pericolosi arrivati alla “Miracle Land”. Quello scellerato di Amiba fa violentemente ingresso in scena, prendendo in ostaggio il villaggio. In quest’impresa lo accompagnano sonorità energiche grazie a chitarre in distorsione. Ascoltando poi “I’m a Genius”, le doti creative di Gabriels immaginano una intro scoppiettante e continui cambi rotta. Le variazioni mi lasciano sempre molto soddisfatto. “Looking for your brother” si apre con una folata di vento, poi le chitarre si infiammano e spazzano via ogni speranza di quiete. La voce di RachelIron MajestyLungs è semplicemente maestosa.

Gabriele Crisafulli, in arte Gabriels, propone il suo “Fist Of The Seven Stars – Act 2: Hokuto Brothers”, ispirato al manga “Hokuto No Ken”.

L’aria si fa più pesante con “Myth of Cassandra”. Le musiche qui proposte trasmettono tensione e pericolo. Che quasi riverberano nell’indecisione di continuare l’ascolto. Per paura ovviamente. Assolutamente splendidi ed efficaci i cori che a intervalli chiamano Cassandra. Accompagnati da un solenne solo finale, ci addentriamo titubanti nella prigione di Cassandra. Grazie a un malinconico piano, Gabriels introduce “Reunion”, e Toki compare grazie a Dario Grullo. I due canti si cercano, quasi invocandosi, mentre un’atmosfera drammatica si dipinge sulle note con l’entrata in scena degli altri strumenti. Le tematiche di fratellanza e amicizia sono molto care a Buronson e Tetsuo Hara, ideatori del manga, e spesso le lacrime sgorgano a fiumi tra i personaggi dell’opera. Sul finale viene reso perfettamente questo elemento fondamentale. Con struggenti assoli e tonalità vocali estremamente alte si riceve un colpo dritto al petto.

Troviamo infine “Legend of fear” e “King of Fist”. Ogni nota sprigiona copiosa cattiveria, preannunciando l’arrivo del maggiore dei fratelli di Hokuto. Mi immagino Raoul, temuto e rispettato in groppa a Re Nero, che usa il suo pugno di ferro tra cruenti melodie, compiendo spietato il suo volere. Epiche sonorità, soli incalzanti e voci pompose fanno sì che Gabriels possa raccontare questa tremenda e toccante storia fratricida. Fiere cicatrici si aprono contemporaneamente sul corpo di chi ascolta, reo di aver partecipato indirettamente all’epico scontro di chiusura. L’album si concluderebbe qui, ma un piccola chicca è stata lasciata come bonus track. La tredicesima traccia è “Heart of madness”, ovvero una cover della Kodomo Band che ha contribuito alla realizzazione della colonna sonora del film di Ken nel lontano ’86. La cover convince pur rimanendo fedele all’originale.

Epiche sonorità, soli incalzanti e voci pompose fanno sì che Gabriels possa raccontare questa tremenda e toccante storia fratricida.

Ammetto sia una recensione particolare. Apprezzo come le personalità degli eroi e le ambientazioni siano state ─ alcune più, alcune meno ─ abilmente ridipinte in musica. L’ascolto di “Fist Of The Seven Stars – Act 2: Hokuto Brothers” è stato rigenerante. Rispetto al primo atto, più scarno e povero di scelte troppo elaborate, qui troviamo una decisa maturazione, con continui cambi di stile, virtuosismi pieni e ben caratterizzati. Grazie anche alla presenza dei vari talentuosi artisti, che hanno fornito il loro prezioso contributo. Sconsiglio l’ascolto a chi non è avvezzo a opere metal. Le lunghe parti melodiche e i minutaggi elevati risulterebbero stucchevoli. Aspetto il terzo capitolo, mentre alzo lo sguardo verso la costellazione dell’Orsa Maggiore, alzando il pugno al cielo. Caro lettore che sei arrivato fino alla fine, ho un brutto messaggio per te: “Omae wa mou shindeiru!”.

 

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GABRIELS

FIST OF THE SEVEN STARS – ACT 2: HOKUTO BROTHERS

31 agosto 2018

ROCKSHOTS Records

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