Dopo 11 anni, sappiamo come la situazione si sia sviluppata. La Walt Disney Pictures, acquisendo i Marvel Studios, ha fatto sì che il numero di cinecomics ogni anno aumentassero sempre di più, costruendo un impero miliardario detenente il primo posto del box-office mondiale. Il secondo reboot dedicato a Spider-Man si è concluso dopo solo due capitoli, vedendo la nascita di un terzo di casa Marvel/Disney con protagonista un giovanissimo Tom Holland. Di Venom, e del film a lui dedicato, se ne è continuato a parlare per tutti questi anni. Finalmente il violento alieno e il suo alter ego umano Eddie Brock hanno trovato vita nelle mani del regista statunitense Ruben Fleischer.
“Venom” di Ruben Fleischer si regge per quasi tutta la sua durata su un ritmo altalenante fatto di combattimenti ben congegnati, ottimi VFX e un montaggio adrenalinico.
Il film si apre con un’astronave della Life Foundation che riporta sulla Terra quattro forme di vita aliena simbiotica. Una tra queste riesce a fuggire. Alla base di ricerca di San Francisco della fondazione vengono depositate le altre tre. A capo della Life troviamo Carlton Drake, un giovane medico ossessionato dalla possibilità di creare un legame simbiotico tra la presenza aliena e l’essere umano, in vista di un futuro collasso ecologico del pianeta Terra. Contemporaneamente il giornalista Eddie Brock (Tom Hardy), inizia ad investigare sulla Life, e sui loro esperimenti illegali e mortali svolti su dei vagabondi della città. Dopo vari scontri tra il giornalista e il capo della fondazione, Brock, riuscito ad infiltrarsi nei laboratori, viene attaccato da una delle creature aliene. Preso possesso del suo corpo, lo trasformerà nel mostruoso Venom.
Jeff Pinker e Scott Rosenberg, due tra i più acclamati sceneggiatori nel campo dei blockbuster, per divergenze produttive e di copyright con Disney, hanno dovuto slegare l’universo di Venom da quello di Spider-Man. Per quanto le premesse non fossero ottimali, sono riusciti a dare un’identità nuova all’alieno simbionte. Ci troviamo davanti a una trama abbastanza lineare e poco sensazionalistica, tanto da ricordare il classico film d’azione fantascientifico a stelle e strisce. “Venom” di Ruben Fleischer si regge per quasi tutta la sua durata su un ritmo altalenante fatto di combattimenti ben congegnati, ottimi VFX e un montaggio adrenalinico. La critica lo ha schiacciato proprio per questo suo essere poco legato alla sua matrice fumettistica originaria, e per la banalità della narrazione. È qui, invece, che si trova il suo punto di forza, in questo suo essere mero prodotto d’intrattenimento, dotato di grande spettacolarità, come solo un blockbuster può essere.
Venom” molto probabilmente non avrà lunga vita, e darà poca soddisfazione a tutti quei fan impazienti di vedere il simbionte sul grande schermo.
In “Venom” non troviamo nulla di nuovo, nulla di sperimentale, non osa nemmeno trattando nel profondo tematiche sociali, come “Black Panther” di Ryan Coogler. Né vediamo uno scavo psicologico dei personaggi approfondito, come negli ultimi lungometraggi del MCU, da “Guardiani della Galassia Vol. 2” a “Avengers: Infinity War” dei Fratelli Russo. “Venom” è proprio pensato per essere un blockbuster nel senso più puro di come potremo concepirlo. Poca profondità, narrazione lineare, tanta azione e irriverenza. Questo non toglie gli innumerevoli difetti che si possono trovare durante la visione, né voglio inventare dei pregi inesistenti. Ma “Venom” sufficientemente riesce comunque nel suo intento ad essere un buon cinecomic. Niente di più, e niente di meno.
La scelta del cast principale rimane uno degli elementi stonanti della pellicola. Tom Hardy si presta bene nella parte dello spiantato Eddie Brock e della sua controparte aliena, ma non nella ricca dose di humour attribuitagli, specie col pessimo doppiaggio italiano. Michelle Williams, per via del suo appeal da diva d’altri tempi, non si sposa assolutamente con il mondo del cinecomic, risultando davvero poco adatta non tanto al ruolo quanto a tutto che gira intorno al film. “Venom” molto probabilmente non avrà lunga vita, e darà poca soddisfazione a tutti quei fan impazienti di vedere il simbionte sul grande schermo.
In “Venom” non troviamo nulla di nuovo, nulla di sperimentale, non osa nemmeno trattando nel profondo tematiche sociali, come “Black Panther” di Ryan Coogler.
Grazie anche all’infinita produzione di cinecomic annuale, e all’elevato prestigio che hanno raggiunto (l’Academy stessa introdurrà un premio al miglior film popolare appositamente), il modus operandi di Fleischer e il team di sceneggiatori, ancorato agli standard classici, non può funzionare per un pubblico contemporaneo. Tuttavia, questo non toglie la possibilità di poterne apprezzare l’audacia, con grande impatto visivo e tanta evasività. E di considerare “Venom” un buon blockbuster vecchia maniera. Forse l’ultimo del suo genere.