Anche i Green Day hanno dovuto piegarsi al rischio contagio dell’ultimo periodo causato dal Coronavirus. Nel mese di marzo avrebbero dovuto esibirsi in Asia per una serie di date, ma niente da fare. La band capitanata da Billie Joe Armstrong ha postato l’annuncio su Instagram.
Il messaggio dei Green Day su Instagram
Green Day: «Sfortunatamente, abbiamo preso la difficile decisione di posticipare i prossimi concerti in Asia, a causa dei problemi di salute connessi ai viaggi per la diffusione del Coronavirus. La cosa fa schifo, lo sappiamo, perché non vedevamo l’ora di rivedervi tutti. Ma tenetevi stretti i biglietti perché annunceremo le prossime date molto presto»
Davvero una brutta notizia per i fan della band statunitense. Se non altro, quei biglietti saranno utili per le prossime date. Al momento, le prossime date italiane dei Green Day sembrano non aver subito variazioni. Gli appuntamenti saranno, insieme ai Weezer, al Milano Summer Festival il prossimo 10 giugno. Il giorno dopo, 11 giugno, suoneranno al Firenze Rocks 2020.
I danni alla musica creati dal Coronavirus
Anche in Italia l’allarme contagio ha messo i bastoni tra le ruote nell’organizzazione di concerti ed eventi musicali. Sembra addirittura essere uno dei settori più colpiti. È successo recentemente ai Pinguini Tattici Nucleari, ma come loro, tanti altri gli artisti che hanno dovuto far fronte a questo problema legato al Coronavirus.
Nel mercato musicale, si parla di danni che vanno oltre ai 10 milioni di euro. Il presidente di Assomusica, l’Associazione degli Organizzatori e Produttori di Spettacoli di Musica dal Vivo, ha rilasciato qualche dichiarazione riguardo questo fenomeno:
Vincenzo Spera: «La vendita dei biglietti si è completamente fermata, non solo nelle Regioni dove sussiste l’emergenza, ma a livello nazionale, a causa della situazione di panico dilagante. Ad oggi (ndr., 27 febbraio 2020), per un primo periodo, si stima una perdita di circa 10,5 milioni di euro per i soli spettacoli di musica. Si stima inoltre una conseguente ricaduta di almeno 20 milioni di euro sulle città che avrebbero dovuto ospitare gli eventi».
Il settore della musica dal vivo sembra essere uno dei settori più a deboli e a rischio. Sempre a detta del Presidente di Assomusica, perché questo settore non dispone di alcun tipo di contribuzione, e si ritrova a dover affrontare tutta una serie di difficoltà che gli altri settori dello spettacolo non hanno.
Vincenzo Spera: «Il rischio, in particolare, è che molte delle società e dei promoter attivi soprattutto sui territori locali e regionali subiscano un rapido crollo. Teniamo presente, inoltre, che la musica popolare contemporanea è uno dei maggiori veicoli di ricaduta economica nel nostro Paese per quanto riguarda il turismo e le realtà alberghiere e di ristorazione. Basti pensare che ogni anno portiamo a Milano oltre 1 milione di persone da fuori regione, per passare ai 500 mila spettatori che arrivano ogni anno a Verona e così via nelle varie realtà»