Il trio dei Lekka in una foto promozionale.
Il trio dei Lekka in una foto promozionale.

I PRIMAL DRIVES trionfano nell’album d’esordio dei LEKKA

I Lekka nascono nel 2015, quando Luca Piana e Matteo Maltecca (già compagni di band, negli Herbadelici) decidono di cominciare a buttare giù idee per un nuovo gruppo. Da lì a oggi, la band ha visto l’uscita di due brani, “Nervous” (2015) e “Gustavo Fring” (2016), dedicata all’immortale villain di Breaking Bad. Fabio Zampieri si è aggiunto alla formazione come batterista nello stesso anno, permettendo ai Lekka di esibirsi in live nei dintorni di milano. Un EP omonimo, nel 2017, completa la storia di un gruppo ancora giovane, ma dalle interessanti potenzialità. Oggi si presentano al pubblico con un album full lenght, il primo della loro carriera, “Primal Drives”. Fin dalle prime battute, il lavoro si configura – è il caso di dirlo – come un’opera elettronica dai chiari riferimenti sonori. Chiunque abbia sentito anche solo per sbaglio i Daft Punk, infatti, non potrà non provare familiarità con il sound dei Lekka.

Nonostante le somiglianze coi Daft Punk, il sound dei Lekka non manca di mordente

Nonostante questo, i tre ragazzi di Milano sono riusciti a costruire un sound tecnicamente curato e credibile, che pur non reggendo con l’inventiva dei fratelli maggiori, non manca di mordente. “Primal Drives” parte con “Run Run Run”, un crescendo ballabile dalla struttura semplice e orecchiabile. “Blow” e “My City” raccontano la vita notturna della città attraverso una voce elettronicamente distorta. “Before You go to Sleep” è un’ottima traccia, traboccante positività da ogni nota, anche se personalmente trovo la scelta di accompagnarla con un montaggio di frasi di self help più inquietante che rilassante/positiva. “Animals” e “Big Trouble in Little Sarpi” continuano il racconto della notte milanese, incupendolo di significati inquietanti. L’ultima in particolare ha un andamento che stacca nettamente, diventando sul finale quasi la colonna sonora di un thriller al neon.

Un album coeso, sviluppato in un crescendo che funziona

Non a caso la canzone riprende direttamente la colonna sonora di “Grosso Guaio a Chinatown”, stralunata pellicola cult di John Carpenter. “Svetlana” riprende con un andamento anche più concitato e oscuro, in  una canzone fortemente contaminata in senso rock. Qualunque sia la fine di Svetlana, la canzone successiva non lascia ben sperare. “What’s your emergency?” chiede una voce registrata, in un loop ossessivo e martellante. I “Primal Drives”, gli impulsi primordiali del titolo, preannunciati da “Animals”, sembrano aver avuto la meglio. La chiusura con reprise di “Run Run Run” lascia all’ascoltatore l’impressione di un album notevolmente coeso, sviluppato in un crescendo intelligente ed incisivo. Sicuramente gli appassionati di musica elettronica non si pentiranno di avergli dato un’occhiata.

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