Nelle otto tracce, infatti, si sente fin da subito la componente noise che attraversa l’album. Le chitarre in delay e le ritmiche incalzanti fanno chiaro riferimento alla corrente psichedelica con qualche accento dream. Non è mai del tutto chiaro il confine fra sperimentazione e composizione nel senso classico del termine. Compressioni e dilatazioni, echi e melodie rimbalzano ovunque riempiendo “Mirages” senza soluzione di continuità. Kaouenn cammina sul filo di lana per tutta la durata del disco, rischiando di sbilanciarsi, ma senza mai perdere l’equilibrio. Certo, questo non è un album da singolo scala-classifiche, il genere non si presta a quest’operazione, ma regala sicuramente qualcosa. È un’incursione nella mente di un artista che di certo ha un modo alternativo di esprimersi nella musica. Un uso comunicativo degli strumenti (compresa la voce) molto più ermetico e se vogliamo anche più intimo.
Le suggestioni che evoca, lo stato d’animo che cambia a seconda del tocco che Kaouenn imprime ai brani sono probabilmente il vero messaggio
Con “Mirages” Kaouenn sembra voler stravolgere alcune logiche di approccio alla musica contemporanea. Accompagna l’ascoltatore in un percorso non lineare, un sentiero labirintico nel quale si è sconquassati dalla portata e dalla quantità dei suoni sempre diversi. Il messaggio forse è poco chiaro, eppure più immediato. Le suggestioni che evoca, lo stato d’animo che cambia a seconda del tocco che Kaouenn imprime ai brani sono probabilmente il vero messaggio. I miraggi di cui parla il titolo, in verità, suonano molto più reali di quanto ci si aspetti.