Oggi c’è con noi Ilaria Allegri, cantautrice torinese, che ha pubblicato il suo EP autoprodotto, “Ti ho perdonato”, il 21 dicembre 2018. Ciao Ilaria, benvenuta! Per prima cosa, ci racconteresti un episodio o un ricordo legato alla musica, che desideri condividere con i lettori di Music.it?
Grazie mille a te per l’opportunità, mi fa molto piacere! Vi racconto un episodio al quale ho pensato recentemente, riguarda precisamente la mia prima lezione di canto. Canto lirico per l’esattezza. Avevo 14 anni, appena entrata in aula mi sono presentata al mio insegnante stringendogli la mano come solo un’adolescente può fare: molle, senza presa, senza pensarci troppo. Mi ha subito bacchettata dicendo che se avessi voluto davvero fare la cantante, dovevo dare un giro al mio piglio, partendo dalla stretta di mano. Una lezione niente male! Da allora ho una bella stretta forte e fiera e sono anche diventata una cantante!
La stretta di mano racconta molto di noi. Io ho una stretta decisa ma cerco sempre di non stringere troppo per non sembrare aggressivo. Le radici della tua musica scendono in profondità sfiorando autori e interpreti come Giorgio Gaber, Luigi Tenco, Mina. Quali sono gli aspetti di quest’epoca della musica italiana che ti attraggono di più?
Sì, in effetti io adoro la musica di quegli anni, sia italiana che straniera. Molti brani e molti artisti sono stati capaci di farmi provare emozioni incredibili nonostante il tempo. Melodie apparentemente semplici, voci precise e intonate – con qualche eccezione, certo – cori altissimi e indispensabili, parole, concetti e storie anche buffe, espressi in maniera ineccepibile. Gli anni ‘60 mi hanno dato molto in generale. Hanno ispirato il mio modo di cantare, il mio look, il mio gusto. Ho riso e pianto moltissimo grazie a un’epoca che non ho neanche vissuto direttamente, e continuo a farlo!
Con un occhio verso la contemporaneità, la tua musica mi ha ricordato un incontro fra Irene Grandi, Noemi e St. Vincent di “Love This Giant”. Diresti di essere stata influenzata, anche in minima parte, da questi nomi?
“Fuori” è stata la prima canzone che ho portato a un concorso di canto. Avevo forse 10 anni, direi che quindi Irene Grandi fa parte di me. Mi è sempre piaciuta molto, in effetti. St. Vincent… magari! Adoro tantissimo quella ragazzaccia. Sono stata a un suo live a Milano qualche anno fa e sono stata rapita dalla sua bravura. Quindi ripeto: magari! Di Noemi invece conosco solo i brani più famosi, che però non credo abbiano influenzato il mio mondo. Ma chissà, magari indirettamente mi ha ispirato anche lei!
Il tuo esordio come cantautrice arriva sul finire del 2018, ma la tua carriera musicale ha avuto inizio diversi anni fa, sebbene non da protagonista. Cosa ti hanno insegnato le esperienze da corista e da vocalist?
Penso che i cori siano davvero fondamentali. Sono sempre stata molto incuriosita da quello che potessero fare tante voci insieme, armonie in grado di cambiare in meglio un brano qualunque. Credo che i cori siano le lacrime o i sorrisi di alcune canzoni. “Il ragazzo col ciuffo” di Little Tony, per esempio, è un esplosione di sorrisi. Credo di aver imparato che anche le cose ritenute meno importanti o di secondo piano, possono fare davvero la differenza.
È una bellissima immagine quella dei cori che rappresentano le lacrime o i sorrisi delle canzoni!
Ora, immagina di essere la regina di un regno dove nessuno trova più il tempo di ascoltare canzoni. Cosa faresti per risvegliare l’interesse dei tuoi sudditi verso la musica?
Mi metterei a ballare! Farei la coreografia di “Footloose”, sarei irresistibile e matta come Kevin Bacon… Senza il salto mortale però! (Ride). Sì, comunque penso che canterei forte e ballerei liberamente. Il suono e il movimento sono coinvolgenti. Penso che i sudditi, rapiti dal mio slancio di follia, mi darebbero manforte!
Se la tua musica fosse un mezzo di trasporto, quale sarebbe?
Il teletrasporto!
Non vedo l’ora di ascoltare il tuo prossimo disco, sperando sia un LP. Ci stai già lavorando?
Ovviamente sì! Sono già pronta per il prossimo viaggio che spero esca nel 2020, tondo tondo!
Va bene, va bene, ma alla fine, questo fantomatico uomo della title track di“Ti ho perdonato”, l’hai perdonato davvero?
Sì dai, più che altro ho dimenticato! Ho un pessima memoria e quindi spesso lascio andare perché per serbare rancore ci vuole davvero una bella mente, senza contare che poi è molto faticoso!
Grazie mille a Ilaria Allegri per il tempo trascorso insieme. Hai qualcosa da dire ai nostri lettori per concludere l’intervista?
Vi ringrazio di cuore per il tempo che mi avete dedicato! Spero di aver suscitato un po’ di curiosità verso il mio mondo, oltre che voglia di ballare “Footloose” saltando sul divano! Venite a trovarmi sui profili social, o ai concerti dal vivo, e se volete scrivetemi le vostre opinioni. Ma soprattutto… state Allegri!