“La timidezza delle chiome” è il disco d’esordio di Andrea Fabiano. Introspettivo, delicato e simmetrico
La struttura dell’album è ben pensata, le sette tracce di cui è composto sono disposte secondo una precisa simmetria semantica. I primi tre brani “Animale”, “Un po’ di silenzio”, “Il dono più grande” sono richieste di distacco. Andrea Fabiano ricerca una lontananza naturale, invocata con toni pacati e mai aggressivi. Gli ultimi tre pezzi, “Carne tremula”, “L’unico modo che ho”, “Un luogo altro”, sono invece proposte di riavvicinamento, per la tessitura di nuovi legami e la rigenerazione di vecchi. Il quarto brano, la title-track “La timidezza delle chiome” è un bridge, un elemento di fusione al centro dell’architettura dicotomica dell’album.
“La timidezza della chiome” di Andrea Fabiano è un album che si colloca con successo nel panorama pop-cantautorale italiano. L’organico scelto è essenziale, fondato su una formula di chitarra acustica, basso, batteria e tromba, con sporadiche comparse di altri elementi. Gli arrangiamenti dei brani sono curati, e le frequenti armonizzazioni vocali sono ben riuscite. Tra i brani più interessanti del lavoro di Andrea Fabiano segnaliamo “Un po’ di silenzio”, dove una velata ironia accompagna l’intero pezzo. Seguono “La timidezza delle chiome” e “L’unico modo che ho”, un brano allegro e leggero centrato sulla necessità di comunicare tramite le canzoni. “La timidezza delle chiome” Andrea Fabiano è un bel disco d’esordio. Il messaggio passa, l’immedesimazione non tarda ad arrivare.